Giorgio Arlorio, fra grande e piccolo schermo
ADDII Scomparso all'età di 90 anni lo sceneggiatore, regista, attore e docente. Stamattina la camera ardente sarà aperta alla Casa del Cinema di Roma dove alle 11 si terrà un suo ricordo
ADDII Scomparso all'età di 90 anni lo sceneggiatore, regista, attore e docente. Stamattina la camera ardente sarà aperta alla Casa del Cinema di Roma dove alle 11 si terrà un suo ricordo
È stato sceneggiatore, regista di documentari, attore, insegnante al Centro Sperimentale, fra i fondatori del Premio Solinas: la carriera di Giorgio Arlorio, scomparso giovedì a 90 anni, ha attraversato il cinema e la televisione italiana a partire dagli anni Cinquanta, quando «esordisce» come montatore e aiuto regista per Pietro Germi e Mauro Soldati. Un percorso che è rimasto sempre di collaborazione e lavoro comune, come ha spesso ricordato lui stesso.
La prima sceneggiatura è quella di Esterina (1959) di Carlo Lizzani, dell’anno successivo è Crimen di Mario Camerini, e negli anni Sessanta inizia anche la collaborazione con Nanni Loy. Una lavoro insieme non solo cinematografico – per lui ha scritto Il padre di famiglia (1967) – ma anche e specialmente televisiva: insieme creano lo storico programma che introdusse la candid camera in Italia raccontando contemporaneamente il Paese, Specchio segreto, che andò in onda per quattro serie a partire dal 1964. «Fin dall’inizio abbiamo iniziato a puntare su una galleria di personaggi – aveva raccontato in Nanny Loy.
Un regista fattapposta edito da Tredicilune – una specie di reportage attraverso la camera nascosta, il microfono nascosto. I mezzi erano assolutamente rudimentali: un polso fasciato nascondeva il microfono e un sacco di cose venivano male perché bastava che una macchina passasse fra quello e il fonico per disturbare la ripresa. Queste provocazioni iniziali secondo noi dovevano esplorare vari terreni, a cominciare da quello della solidarietà. Le provocazioni dovevano essere fulminanti di partenza (fra le tante è rimasta celebre quella del cornetto inzuppato nel cappuccino di uno sconosciuto, ndr) per essere in grado di bloccare il malcapitato, e però non dovevano arrestarsi alla prima comicità». L’esperienza era poi continuata nel 1977 con Viaggio in seconda classe, mentre fra gli anni Sessanta e Settanta Arlorio aveva lavorato più volte anche con Gillo Pontecorvo: sue le sceneggiature di Queimada (1969) e Ogro (1979). E anche La patata bollente (sempre 1979) di Steno e Cento giorni a Palermo (1984) di Giuseppe Ferrara. Fra le sue regie, la partecipazione al documentario collettivo sul G8 di Genova del 2001: Un altro mondo è possibile.
Stamattina la camera ardente sarà aperta alla Casa del Cinema di Roma dove alle 11 si terrà un suo ricordo.
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