Cultura

Giordano Meacci, “Acchiappafantasmi” di vere passioni

Giordano Meacci, “Acchiappafantasmi” di vere passioniUna celebre immagine di "Miseria e nobilità"

Scaffale Esce per minimum fax l'ultimo lavoro dello scrittore e sceneggiatore: un’autobiografia per incantamenti

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

È un’autobiografia per incantamenti questo Acchiappafantasmi (minimum fax, pp. 513, euro 19), ultimo lavoro dello scrittore e sceneggiatore Giordano Meacci. Nelle pagine introduttive lo stesso autore lo definisce canzoniere narrativo o romanzo diffratto per racconti, ma ciò che è certo è che attraverso i 52 testi editi e inediti che compongono l’opera si avvertono le passioni musicali, le ossessioni cinematografiche e la venerazione per scrittori di culto di Meacci, il quale attraverso questa nobile immersione culturale riesce a rendere evidenti, forse più di una canonica autobiografia costellate da date ed eventi topici, elementi profondi della sua esistenza e della sua personalità.

TRA I FONDATORI nel 1992 dell’Accademia degli Scrausi, associazione di studenti e studiosi sorta in seno alla cattedra di Storia della Lingua Italiana della Sapienza tenuta da Luca Serianni, sceneggiatore nel 2015 assieme al regista Claudio Caligari e a Francesca Serafini del film, oramai divenuto di culto, Non essere cattivo, finalista al Premio Strega nel 2016 con il romanzo Il cinghiale che uccise Liberty Valance, ed enciclopedico conoscitore di musica italiana e straniera, in Acchiappafantasmi Meacci dedica parole piene di meraviglia per Anna Magnani, Amelia Rosselli, Carmelo Bene, Vincenzo Cerami, e poi ancora Lorenzo Da Ponte, Fernanda Pivano, Ettore Scola e Umberto Eco. E l’elenco sarebbe assai più lungo. Di Vincenzo Cerami, ad esempio, scrive: «Se è vero che un maestro è anche qualcuno di cui si coglie il segno, e la traccia, nelle generazioni che immediatamente gli sono successive: allora è proprio il caso di dire che “Vincenzo c’è padre a noi”».

E SE LA CITAZIONE da Miseria e nobiltà diventa un mezzo con cui definire l’ampia riconoscenza nei confronti dell’autore di Un borghese piccolo piccolo, le parole di seguito riportate, scritte per Ettore Scola, sono autentiche perle di devozione: «Perché ogni frase contenuto nell’opera di Ettore Scola ci consegna un modo – uno stile – per fronteggiare i dardi dell’avversa fortuna quotidiana. Con una poesia, comica e commovente insieme come sa fare solo la vita (o la grande arte quando la rappresenta), che ci accompagna, giorno dopo giorno, regalandoci, appunto le parole giuste».

E PAROLE GIUSTE utilizza anche Meacci per architettare questo suo atipico libro, all’interno del quale sono da segnalare anche tre testi da lui letti in diversi contesti pubblici, dedicati rispettivamente a Bob Dylan, Giordano Bruno e alla figura di Ulisse, quest’ultimo con l’idea di fondere l’Ulisse omerico con l’Ulisse di Joyce. C’è di certo un aspetto che fa da collante a queste oltre cinquecento pagine che compongono Acchiappafantasmi ed è lo stile. La prosa di Meacci non è mai banale, semplificata, standardizzata, è presente sempre una profonda ricerca lessicale, una cura maniacale della costruzione sintattica delle frasi, nella profonda convinzione che «il dovere più alto della letteratura nel tempo e nello spazio sta nella cura con cui, formalmente, si cerca di dare carne e sangue di parole ai fantasmi che s’intuiscono soltanto».

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