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Gioie e dolori degli animali da compagnia nelle case degli italiani

Gioie e dolori degli animali da compagnia nelle case degli italiani

Natura domestica I pesci, circa 30 milioni, sono quasi la metà degli animali che vivono nelle famiglie

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 luglio 2023

Ça va sans dire: gli animali da compagnia, o da affezione, sembrano fortunati rispetto sia ai selvatici che agli allevati da reddito. I primi, liberi certo, sono assoggettati alla legge della predazione e ad altri dolorosi eventi di ogni genere: fame e sete, freddo e caldo, parassiti, caccia, ferite, veleni, ecosistemi stravolti e impoveriti. I secondi, che potremmo definire da affettare anziché da affezione, sono certamente nutriti e abbeverati, ma a miliardi vivono da ergastolani in stalle intensive; fino al loro passaggio al macello, magari dopo lunghi viaggi. Piena di incognite anche la condizione della fauna sinantropica: specie selvatiche adattatesi ad ambienti molto antropizzati.

MA ANCHE MOLTI ANIMALI da compagnia, fra le mura di casa non conducono una bella vita. Se tanti cani e i gatti sono soggetti al dramma dell’abbandono (l’organizzazione internazionale Peta ha pubblicato di recente l’appello di 101 veterinari a far sterilizzare questi pet così da evitare nascite indesiderate), ci si sofferma poco sulla triste condizione degli ancor più numerosi pet di altre specie.

AFFETTO IN GABBIA? Case piene di gabbie per gli uccellini, ruote per i criceti, teche per i rettili, acquari per i pesci: a quale esigenza umana risponde? Secondo i dati di Euromonitor, i pesci, con quasi 30 milioni di esemplari, rappresentano poco meno della metà del totale dei pet che vivono nelle famiglie italiane; gli uccelli sono 12,88 milioni, i piccoli mammiferi e i rettili sono stimati rispettivamente in 1,8 e 1,36 milioni. Nell’Unione europea, secondo le stime delle industrie alimentari del settore, i pet superano i 230 milioni.

E POI GLI ESOTICI. Spiega Eleonora Panella, Area Animali esotici di Lav: «Secondo uno studio della Vrij Universiteit Brussel, realizzato per conto di Eurogroup for Animals, è molto difficile ottenere dati ufficiali sul numero di animali esotici importati, commercializzati e detenuti nell’Ue; mancano statistiche accessibili sul commercio intra-Ue e sulle importazioni extra-Ue. Il ministero della salute italiano ha dichiarato il numero di animali legalmente importati in Italia da paesi extra-Ue dal 2019 al 2021 in più di 2,5 milioni di pesci ornamentali, quasi un milione di rettili e più di 50 mila mammiferi. Tuttavia, non è possibile stabilire quale percentuale degli animali importati sia tenuta come animale da compagnia».

È POI MOLTO PROBABILE che il commercio di animali esotici all’interno dell’Ue avvenga senza alcun controllo o notifica alle autorità competenti. Del resto, continua Lav, «risulta facile acquistare animali di specie la cui detenzione è illegale».

I DOMESTICI CARNIVORI (non solo cani e gatti), mangiano crocchette, paté, biscotti e altri cibi (iper-confezionati). La filiera della carne è molto inquinante e secondo uno studio per gli Stati uniti, il cibo dei soli pet nel paese sarebbe responsabile di circa 64 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Le industrie del settore sostengono che si tratta di scarti (600 mila tonnellate valorizzate ogni anno in Francia secondo la multinazionale Facco). Ma, di fatto, queste parti meno pregiate sono comunque commestibili anche per gli umani, secondo le analisi dei servizi veterinari, spiegava qualche mese fa il giornale online Reporterre.

E ALLORAQUALE VIA d’uscita davvero sostenibile, per le specie di animali da compagnia che non possono fare a meno della carne? Oltre agli alimenti a base di vegetali (in primis la soia), che vanno però «arricchiti», si punta già sulle proteine dagli insetti. E su quelle coltivate: molto energivore, tuttavia, e ancora lontane dalla disponibilità sugli scaffali.

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