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Gino Strada a Crotone: qui per gestire reparti Covid, a breve unità mobili

Gino Strada a Crotone: qui per gestire reparti Covid, a breve unità mobiliGino Strada, fondatore di Emergency

Emergency in Calabria Conferenza stampa dopo aver iniziato la collaborazione con la Asp locale: una situazione figlia della chiusura degli ospedali e del fatto che i fondi pubblici finiscono alla sanità privata

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 2 dicembre 2020

A mezzogiorno a bordo di una utilitaria azzurra Gino Strada arriva nel piazzale antistante il vecchio pronto soccorso. Il cielo è plumbeo, minaccia pioggia. Le arterie intorno al San Giovanni di Dio e allo stadio comunale sono fangose. I rioni Marinella e Margherita fanno tuttora i conti con la terribile alluvione di dieci giorni fa. Emergency a Crotone è nomen omen.

Il fondatore della ong milanese è nella città di Pitagora dal pomeriggio di lunedì. Aveva già incontrato il direttore sanitario del nosocomio crotonese, Lucio Cosentino, per mettere a punto i dettagli della collaborazione per la gestione dei pazienti covid. Quando arriva per il sopralluogo le tende ospedaliere sono in fase di completamento. Saranno utilizzate per 20 posti letto.

La Protezione civile sta finendo di allestire gli interni delle tende color militare, direttamente collegate al reparto covid del nosocomio crotonese. L’ispezione del medico di Sesto San Giovanni dura circa mezz’ora. Insieme a lui, il direttore generale facente funzione dell’Asp di Crotone, Francesco Masciari. Strada si intrattiene a lungo con il responsabile del reparto Covid, Gaetano Mauro, e con il caposala Giuseppe Diano. Qualche giorno fa il presidente reggente della Calabria Nino Spirlì aveva firmato una ordinanza: Emergency oltre ai 16 posti letto delle tensostrutture gestirà anche il reparto Covid 2 ospitato nel reparto neurologia, dotato di 15 posti letto, e i 5 posti di sub intensiva del San Giovanni di Dio.

Spirlì è lo stesso che qualche settimana fa paragonava Strada al «demonio» e assicurava che Emergency in Calabria sarebbe dovuta passare sul suo corpo. Ora ha cambiato idea. Ma nella saga a puntate che è diventata la sanità calabrese capita anche questo. D’altronde l’emergenza Covid impatta con un sistema allo sbando e sovente teatro di loschi affari. La procura di Reggio proprio ieri ha aperto un fascicolo contro ignoti. I magistrati reggini indagano su posti letto anti Covid fantasma e Usca mai avviate. Ma l’inchiesta si allarga anche ai ritardi nel tracciamento dei contagi.

Sotto la lente degli inquirenti gli ospedali di Locri e Polistena a cui si contesta un aumento fittizio di 14 posti di terapia intensiva e 10 di semi-intensiva. In questo marasma, Strada termina la sua giornata crotonese incontrando i giornalisti da remoto. Ai cronisti i comitati per la sanità pubblica avevano chiesto di porre a Strada una domanda sul paradosso degli ospedali da campo aperti negli ultimi giorni, sebbene numerosi siano i nosocomi chiusi, come quello di Cariati.

Emergency si muoverà in tale contraddizione. «Questa situazione è paradossale e non sarebbe mai dovuta succedere – ha dichiarato Strada, rispondendo alle domande de il manifesto -, ma purtroppo sono anni che si chiudono ospedali in Calabria. Tanti sono i calabresi che devono affrontare viaggi della mezza speranza. Noi possiamo solo dare il nostro contributo per lenire questa sofferenza.

Mi auguro che si proceda con la riapertura ma è una decisione politica che non spetta a noi. Di sicuro Emergency solleciterà questa scelta». In merito all’intervento su Crotone precisa che «non è un ospedale da campo. Abbiamo preso in consegna un reparto Covid. Disporremo di una trentina di letti. Abbiamo anche montato all’esterno alcune tende. Serviranno in caso di estrema necessità.

Opereranno una decina di medici di Emergency e gli infermieri che saranno messi a disposizione dall’Asp. Inoltre, sul resto del territorio calabrese attiveremo delle unità mobili entro una settimana».
In merito al ruolo sanguisuga dei privati, Strada ha dichiarato che non abolirebbe la sanità privata, «ma dovrebbe svolgere il proprio ruolo con i suoi soldi, non con quelli della sanità pubblica, che pur avendo i fondi necessari poi non se li ritrova, perché finiscono nelle tasche del privato che ne trae profitto».

Infine ha ribadito che non gli è stato mai chiesto di fare il commissario: «Tra l’altro non mi vedo in quel ruolo. Avrei dovuto mettere in campo una quadra di manager e avvocati. Ma non è nelle mie corde». Infine, la chiosa tutta per Spirlì: «Non sono un missionario. E l’Afghanistan non si trova in Africa».

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