Ginevra 2, nuovi scambi di accuse alla ripresa dei colloqui
Siria Governo e opposizione in disaccordo sull'agenda della seconda fase delle trattative. Prolungata di tre giorni la tregua umanitaria a Homs dove ieri la Mezza Luna Rossa ha evacuato altri 300 civili. Massacro di alawiti a Maan
Siria Governo e opposizione in disaccordo sull'agenda della seconda fase delle trattative. Prolungata di tre giorni la tregua umanitaria a Homs dove ieri la Mezza Luna Rossa ha evacuato altri 300 civili. Massacro di alawiti a Maan
E’ una ripresa di colloqui che già annuncia il replay di risultati, a dir poco, “modesti” del primo round di trattative tra governo e opposizione. In Svizzera il mediatore dell’Onu Lakhdar Brahimi va avanti senza rotta, si accontenta di un semplice “arrivederci” al giorno dopo. Sa che Ginevra 2 non ha futuro. Tra le due delegazioni le posizioni sono inconciliabili, anche sull’agenda degli incontri: i rappresentanti governativi, guidati dal ministro degli esteri Walid Moalem, chiedono che l’attenzione si concentri sulla presenza di jihadisti e qaedisti in Siria che attribuiscono a finanziamenti e armamenti messi a disposizione dall’Arabia saudita e da altre monarchie del Golfo. I delegati dell’opposizione da parte loro chiedono che si parli dei “crimini” del regime, in particolare dell’uso delle bombe “a barile” nelle aree controllate dai miliziani anti-Bashar Assad che negli ultimi giorni avrebbero fatto un migliaio di morti, tra i quali numerosi civili, in particolare ad Aleppo e nei sobborghi di Damasco.
L’opposizione siriana nella sua denuncia dimentica il massacro compiuto nel fine settimana dalle milizie “Jund al Aqsa”, una delle tante sigle della galassia islamista-jihadista che combatte per abbattere il governo “infedele” guidato dall’alawita-sciita Assad. Almeno 21 civili sono stati uccisi domenica da uomini di “Jund al Aqsa” nel villaggio alawita di Maan, nella provincia di Hama. Assieme a loro sono stati sommariamente giustiziati 20 combattenti pro-regime, appartenenti alla milizia “Forze di Difesa Nazionale”. Le milizie anti-Assad peraltro continuano a farsi la guerra tra di loro. Il “Fronte al Nusra”, alleato di al Qaeda, ha costretto a ritirarsi dalla città orientale di Deir az Zour, i rivali dello “Stato Islamico in Iraq e Levante”.
Ginevra 2 è alle corde, avviata verso il fallimento previsto da tutti. Diversi giornali arabi parlano di una “Ginevra 3”, questa volta con la partecipazione dell’Iran, principale dell’alleato di Damasco, escluso su imposizione degli Stati Uniti e per le pressioni dell’opposizione e dell’Arabia saudita. Dietro le quinte della diplomazia ufficiale Mosca e Washington starebbero facendo pressioni sui rispettivi alleati. La Russia premerebbe su Damasco per velocizzare la transizione che dovrebbe portare al post-Assad, però senza la caduta immediata e violenta del regime che desiderano l’opposizione e gli islamisti. L’Iran, forte dell’accordo sul nucleare raggiunto con l’Occidente, a certe garanzie dovrebbe avviare l’uscita dalla Siria dei suoi combattenti oltre ai sadristi iracheni e ai guerriglieri libanesi di Hezbollah.
A loro volta gli Usa fanno pressione sugli alleati sauditi per allontanare le molte migliaia di miliziani del jihad anti-Assad presenti in Siria. Il quotidiano di Beirut al-Akhbar ha spiegato il decreto reale firmato la scorsa settimana dal re saudita Abdullah, che prevede la punizione da tre a 20 anni per chi combatte all’estero, come un gesto distensivo in vista dell’arrivo a Riyadh di Barack Obama. Si tratta di una visita volta a ricomporre la frattura tra i due paesi emersa quando a novembre il presidente americano ha dato l’ok all’accordo con l’Iran. Gli Usa, secondo il giornale libanese, chiedono che l’Arabia saudita faccia di più per contenere la partecipazione dei jihadisti sunniti alla guerra civile siriana, nel timore che queste forze trasformino il territorio siriano, dopo la “caduta di Assad”, in un trampolino di lancio per attacchi contro interessi americani nella regione e contro Israele. Una bozza di legge analoga al decreto saudita potrebbe essere approvata presto anche in Kuwait, altro alleato di ferro di Washington, dove un deputato molto vicino ai regnanti ha presentato una bozza di legge che prevede fino a trent’anni di reclusione e 80,000 euro in sanzioni per chi si arruola in conflitti al di fuori dei confini dell’emirato o chi ne incita o favorisce la partecipazione.
Tra negoziati fallimentari, stragi e bombardamenti, indiscrezioni di stampa e improbabili manovre diplomatiche, l’unica notizia positiva è la ripresa dei soccorsi ai civili intrappolati nella città vecchia di Homs. La tregua umanitaria è stata prolungata di altre 72 ore e ieri la Mezza Luna Rossa ha potuto evacuare altri 300 civili in gravi condizioni, dopo i 600 portati via nei giorni scorsi da Homs. Intanto la Francia ha annunciato ieri di voler depositare una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per istituire dei corridoi umanitari nelle città siriane assediate.
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