L’elemento più regressivo della liste dei ministri è il cambio di dizione da ministero della Transizione ecologica a quello all’Ambiente e alla sicurezza energetica: la cancellazione dell’ecologia è nei fatti già un programma politico definito. A guidarlo Giorgia Meloni aveva sillabato il nome di Paolo Zangrillo, con una gaffe che rimarrà nella storia. A guidare il dicastero appena lasciato dal mistificatore Cingolani sarà invece il forzista Gilberto Pichetto Fratin, già viceministro allo Sviluppo economico nel governo Draghi. Nasce nel piccolo paese di Veglio, in provincia di Biella. E proprio una querelle biellese lo ha portato alla nomina al posto di Roberto Pella, inviso alla capogruppo forzista – non ministra per veto di Meloni – Licia Ronzulli.

FRATIN, 66ENNE, già assessore regionale all’Industria, scende a Roma nel 2008, come senatore per il Popolo della Liberta. Torna in Piemonte con Cota al Bilancio e poi viene sconfitto alle elezioni regionali da Sergio Chiamparino, ma riesce poi a si riciccia come moderato e entra nel governo Draghi. Al Mise si è distinto per aver elargito soldi alle imprese senza senso.
Di ambiente non sa niente: un buon viatico per entrare nell’esecutivo più a destra della storia repubblicana.