Visioni

Gig for Gaza, Paul Weller in prima linea a Londra

Gig for Gaza, Paul Weller in prima linea a LondraPaul Weller

Musica L'artista ha organizzato un evento benefico per sostenere i palestinesi il prossimo 13 dicembre. Tra i nomi confermati Primal Scream e Kneecap, Del Naja cura le grafiche

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 14 novembre 2024

Così Paul Weller si rivolgeva al pubblico a Glasgow, dopo aver dedicato una canzone «a tutte le decine di migliaia di donne, bambini, neonati, uomini, civili in Palestina e a Gaza»: «Voglio farvi una domanda. È davvero semplice, niente zone grigie. Siete a favore del genocidio o siete contro? It’s a fucking yes or no question…».
Weller è il promotore, il prossimo 13 dicembre a Londra alla O2 – preferiamo chiamarla Brixton Academy – , di Gig for Gaza, un concerto di beneficenza a sostegno delle vittime della «crisi umanitaria» palestinese. I soldi raccolti andranno a sostegno delle due organizzazioni Map (Medical aid for Gaza) e Gaza Forever, entrambe impegnate a fronteggiare l’orrore elevato a sistema che dilaga nella regione dal sette ottobre dell’anno scorso. «Questa è l’opportunità di godersi una notte di musica potente e fare una differenza tangibile nella vita di persone che affrontano inimmaginabili difficoltà» si legge nel comunicato. La serata comprenderà interventi e proiezione di cortometraggi e video.

AL MOMENTO i nomi principali sono quelli del modfather londinese Weller (Jam, Style Council), degli indie-veterani scozzesi Primal Scream e dei rapper nordirlandesi Kneecap. Se ne aggiungeranno altri nelle prossime settimane. La grafica del materiale promozionale e scenografico si deve a Robert «3D» Del Naja dei Massive Attack. La line-up è curata dallo stesso Weller, vecchio socialista schierato già dagli anni Ottanta, quando con l’altro cantautore politico brit per eccellenza, Billy Bragg, aveva formato il comitato anti-Thatcher Red Wedge. Sia lui che i Primal Scream hanno appena rispettivamente pubblicato un nuovo album (66 – come la sua età – per Weller e Come Ahead per i Primal Scream). Da sempre tormentato, il rapporto fra stardom pop-rock e politica è più che mai nel pieno della temperie pro/contro. In un’epoca in cui si ricordano le egizie, stucchevoli ipocrisie di operazioni come Band Aid e We Are The World (il titolo più involontariamente imperialista ad abbellire un brano pop) l’incubo israelo-palestinese torna a far da doloroso e rivelatorio spartiacque. Al momento, gli artisti pro-Palestina sono, oltre ai succitati, il fumigante Roger Waters (le sue schermaglie con David Gilmour e la moglie sono ben note); Brian Eno (che con la cantante indie Nadine Shah e l’attrice Maxine Peake ha organizzato una serata simile alla union Chapel di Londra lo scorso aprile), e i Massive Attack (che a dicembre, con il trio alterno-hip-hop scozzese Young Fathers, hanno pubblicato un 33 giri per il cessate il fuoco a sostegno di Médecins Sans Frontières).

Né pecca di nomi illustri il fronte del silenzio su Gaza: allineati con Israele sono Thom Yorke e Jonny Greenwood dei Radiohead, entrambi regolarmente in tour a Tel Aviv e critici del boicottaggio del paese promosso dal movimento Bds (Boycott, Divestment & Sanctions). Come lo stesso Nick Cave, che ultimamente ama posare da liberal-libertario e sulla questione Bds ha avuto un acido scambio con Eno e Waters.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento