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Giappone, Abe esulta: Pil in aumento. Ma i salari rimangono «piatti»

Giappone, Abe esulta: Pil in aumento.  Ma i salari rimangono «piatti»Abe mangia e festeggia, i lavoratori no – Lapresse

Giappone L’Abenomics funziona a metà: l’espansione fiscale non crea vantaggi per i lavoratori. Il Giappone registra l’aumento della spesa pubblica grazie a «Tokyo 2020»

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 19 agosto 2017

C’è stato cauto ottimismo alla conferenza stampa di lunedì scorso di Toshimitsu Motegi, il Ministro della ripresa economica. Rispetto alle magre aspettative dei mercati, aumentano i consumi interni e il Pil per il sesto trimestre consecutivo.

NON SUCCEDEVA DA 10 ANNI. Aumentano gli investimenti delle imprese, dopo i ripetuti appelli del governo a investire e aumentare i salari. La domanda interna è aiutata dal turismo dall’estero che macina numeri da record e dal 5,1 per cento di incremento della spesa pubblica anche in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

All’origine tanto dei dati positivi quanto della debole crescita della domanda interna degli ultimi anni, ci sono i salari – con il consumo privato che raggiunge il 60 per cento del Pil. I sarariman, lavoratori a tempo pieno e indeterminato, costituiscono la tradizionale spina dorsale dei salari giapponesi e dovrebbero spingere i consumi, ma proprio il loro sistema salariale resta piatto, rigidamente legato all’anzianità e senza aumenti significativi, nonostante la scarsezza di manodopera con la disoccupazione al 2,8 per cento.

GLI AUMENTI DI ORE LAVORATE e di retribuzione si sono registrati principalmente per i lavoratori a tempo parziale e i collaboratori non dipendenti. Molti economisti temono però che questo aumento sia temporaneo e non basti a sostenere la crescita della domanda interna nel lungo periodo. Rispetto ai sararimen gli altri lavoratori – gli «irregolari» (autonomi, part time) secondo l’ultimo rapporto di aprile dell’Ocse – hanno una retribuzione media più bassa del 45 per cento.

Le donne rappresentano il punto più debole del sistema. La maggioranza delle lavoratrici ha un contratto a tempo parziale o determinato e più in generale il 68 per cento di questo tipo di accordi è firmato da donne, secondo l’Ocse. Il governo ha parlato spesso della promozione del lavoro femminile, ma ancora non ci sono state politiche che abbiano segnato una svolta decisiva, se non un’agevolazione fiscale per le mogli che lavorano part time che non fa che rafforzare il trend del precariato femminile. Le opposizioni avevano fatto campagna per maggiori investimenti in asili e educazione per permettere alle madri di lavorare a tempo pieno.

Nel frattempo è esplosa la spesa pubblica per le olimpiadi del 2020. Il preventivo originario era di circa 6 miliardi di euro ed era quasi quadruplicato l’anno scorso. Questo ha causato uno scontro politico tra la nuova governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, il Ministro per le olimpiadi e il presidente del comitato organizzatore sul costo e il finanziamento dei nuovi impianti.
Dopo una lunga revisione dei conti e un taglio dei progetti, che ha favorito la popolarità della governatrice, il costo dovrebbe essere – solo – raddoppiato.

LA QUESTIONE POLITICA di fondo è la scommessa del governo di riuscire a incrementare le entrate fiscali con l’aumento della domanda interna invece di applicare la seconda parte di un programmato aumento dell’imposta sui consumi. L’aumento fu congelato dopo la brusca frenata dell’economia nel 2014 in seguito a un primo incremento dell’imposta, considerato in passato necessario sia dalla maggioranza che dall’opposizione per consolidare le finanze pubbliche e nasce dalla necessità di garantire la sostenibilità del sistema di sicurezza sociale a fronte di una popolazione sempre più longeva e anziana e di un debito pubblico che supera ampiamente il 200 per cento del Pil. La Rjif – Rebuild Japan Initiative Foundation, un centro di ricerche vicino all’opposizione – critica le politiche di spesa del governo che non farebbero altro che spostare il debito sulle generazioni future.

ABE È STATO IMPEGNATO negli ultimi mesi a difendere il suo governo da numerosi scandali che hanno portato ad un rimpasto a inizio mese.
L’Abenomics funziona solo a metà se non riesce a trasferire i vantaggi dell’espansione fiscale ai lavoratori e alle lavoratrici e quindi a tradursi in consenso per il primo ministro che le dà il nome.

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