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Giannetakis, antiterrorismo a 5 Stelle, tendenza Lega

Giannetakis, antiterrorismo a 5 Stelle, tendenza LegaLuigi Di Maio e la candidata al ministero degli interni, Paola Giannetakis – LaPresse

La ministra virtuale degli esteri L’intervento sul blog rilancia la linea dura sulla sicurezza, con leggi speciali

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 3 aprile 2018

Le «misure giuridiche tradizionali» non bastano a contrastare il terrorismo. E i possibili attentatori potrebbero nascondersi in mezzo ai «gruppi di migranti». Parola di Paola Giannetakis, ministra virtuale degli interni nel governo che Luigi Di Maio presentò a pochi giorni dalle elezioni del 4 marzo.

Giannetakis interviene sul blog ufficiale del Movimento 5 Stelle in un giorno di festa che precede momenti importanti: oggi pomeriggio è prevista l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del M5S sulla condotta da tenere durante le consultazioni. Ogni eletto dirà la sua sulle prospettive di governo, dunque in linea teorica il dibattito comincia senza preclusioni.
Ma negli anni scorsi si è già visto come questo tipo di uscite mediatiche sia destinato a produrre conseguenze nella struttura liquida dei 5 Stelle. Decidere di porre un tema all’attenzione di tutti sul blog conta. Ed è difficile pensare che parole del genere non siano destinate ad avere un effetto nell’ordine di priorità del confronto sui temi.

INSOMMA, A POCHI GIORNI dagli arresti di alcuni cittadini stranieri sospettati di essere legati all’Isis Giannetakis rilancia la linea dura sulla sicurezza, mescola le faccende migratorie con le trame dei terroristi, invoca leggi speciali e pugno di ferro. Tutto mentre Luigi Di Maio e i suoi sono al lavoro con Matteo Salvini per costruire le (difficili) condizioni che porterebbero ad un accordo tra il M5S e l’intero centrodestra coi berlusconiani in qualche modo defilati.

Non avevano fatto mistero, nei giorni scorsi, che il confronto sarebbe partito da un minimo comune denominatore che parla di «sicurezza, migranti e tasse». Sono le questioni attorno alle quali si dialoga con il centrodestra. Ecco perché le parole di Paola Giannetakis avvicinano oggettivamente il M5S alla coalizione trainata da Salvini. Lei come altri candidati ministri grillini viene dall’ateneo privato Link Campus University, legato a Cepu e diretto dall’ex ministro Dc Enzo Scotti. Correva nel collegio uninominale di Perugia, dove però è stata battuta. Il suo ateneo ha ospitato il master in intelligence cui si è iscritto nella scorsa legislatura Angelo Tofalo, deputato grillino che dalla professione di ingegnere venne proiettato direttamente nella commissione di controllo sui servizi.

IL CORSO PERÒ DEVE AVER convinto Tofalo e i grillini: Giannetakis continua a parlare a nome del Movimento 5 Stelle di temi sensibili in giorni caldi. «Il terrorismo home-grown rappresenta una crescente minaccia per la nostra sicurezza – sostiene – È ragionevole ritenere che il fenomeno sia ancora sommerso e quindi prevedere una crescita e non una scomparsa del fenomeno».

Da qui il passaggio che pare riferirsi al ricorso ad una vera e propria legislazione d’emergenza: «I dispositivi adottati, che oggi appaiono adeguati agli interventi di prevenzione e contrasto, in prospettiva della reale evoluzione del fenomeno terroristico, a breve non riusciranno a rispondere con la stessa efficienza», scrive la candidata ministro nel post. Che proseguendo il suo ragionamento rincara la dose: «Le misure giuridiche tradizionali sono oggi da rivedere, in particolare il fenomeno della radicalizzazione deve essere affrontato anche nella misura restrittiva modulata da una rivalutazione dello strumento di valutazione della pericolosità sociale».

Nelle stesse ore Beppe Grillo, che pure negli anni scorsi non aveva mancato di sottolineare la sua adesione alle posizioni meno aperte nei confronti di migranti e diritti, scarta dal confronto politico immediato e rilancia dal suo blog l’elogio della «democrazia di protesta» dei giovani africani che negli ultimi anni si sono ribellati alla crescita delle disuguaglianze.

IL DISCORSO di Paola Giannetakis, invece culmina con un grande classico della retorica securitaria: la difesa dei sacri confini. «Governare adeguatamente i flussi migratori è una priorità alla quale si aggiunge la crescente preoccupazione che molti dei foreign fighters di ritorno entrino nascosti nei gruppi di migranti che approdano sulle nostre coste», dice la ricercatrice candidata al Viminale, senza fornire elementi concreti e dimenticando che la stragrande maggioranza dei migranti arriva nel nostro paese via terra.

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