Gianmaria Testa, il suono del racconto
Un soffio di pianino s’intrufola tra leggiadre parole in rima forse sognando Alice e lo specchio. Mille pezzi veri, una breve filastrocca regalata a Gianmaria Testa, il cantautore piemontese che ha lasciato memorabili lampi di poesia e un gran vuoto nel marzo 2016, un semplice foglietto senza fare in tempo a musicarlo. Il suo amico, nostro critico musicale preferito e nocchiero del pentagramma, Guido Festinese, l’ha ritrovato e ha chiesto al bravo chansonnier Paolo Gerbella (quattro dischi all’attivo e una notevole attenzione alle parole, inseguite nel blog abbandonato Osteria del tempo sospeso) e al fotografo d’arte Maurizio Logiacco d’imbarcarsi tutti assieme in questo progetto che vuole tenere accese le braci ardenti del lavoro di Testa, senza fare cover o rimandi didascalici, ma solo un ricordo originale tra schizzi in prosa, canzoni nuove e immagini in bianco e nero.
È nato così per Squilibri editore il cd-book Schiena dritta per Gianmaria Testa, un uomo albero di canto, col dono e il suono del racconto, con quel modo quasi scarnificato di ritagliare le canzoni, che guardava da tempo Extra-Muros e Da questa parte del mare. Un uomo con la schiena dritta che ogni anno il 25 aprile scompariva per rileggere e parlare di quei ragazzi allegri e spettinati che ci hanno dato la libertà, come Aurelio, contadino, quindici anni e il suo nome stinto dal tempo, ballata di una struggente malinconia, con la tromba inarrivabile di Paolo Fresu (anche lui, poi, in una lettura trasversale del viaggiatore tra mari e onde infinite, Ulisse).
Gli arrangiamenti di Paolo Priolo (anche al contrabbasso) e Julyo Fortunato (anche alla fisarmonica), accompagnati da una nidiata di musicisti, rilanciano quegli orizzonti di vita e melodia, una successione di quadri di rara eleganza alternando i registri espressivi, dal variété indie all’etnico latinoamericano, tenendo alto il livello con la grazia soffusa di Gerbella (che ha il compito più difficile ma se la cava egregiamente), le testimonianze della «gentile ritrosia di un uomo ordinario» narrate da Festinese, le foto cariche di ombre, di gesti, di quel paesaggio ligure, comune denominatore dei tre protagonisti. Omaggio emozionante e trasversale che ci invita a ripensare il povero tempo nostro, a rituffarci nel canzoniere essenziale di un autore gentile che si è conquistato un posto di rilievo nella storia della canzone italiana.
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