Si intitola Universal Language l’ultimo album del trombonista-compositore-produttore Gianluca Petrella, un disco che – nella sua dimensione afrofuturista e psichedelica – sprizza energia positiva e speranza. Un messaggio sonoro salvifico in questi scuri tempi pandemici e bellici. L’album di Petrella/Cosmic Renaissance (Schema Records: Lp; Cd, con due bonus track, e piattaforme) è uscito il 14 ottobre ed era stato anticipato in un paio di date a Cagliari e Paestum. Dopo i recital a Roma e Milano, Universal Language si potrà ascoltare ad ottobre in concerto a Verona, Torino, Livorno e Bologna. A seguire altri appuntamenti in Europa: , Bucarest, Barcellona e Madrid (5,7,9 dicembre).

IL TROMBONISTA 47enne ha iniziato la sua carriera nel 1993 collaborando via via con importanti jazzisti: Roberto Ottaviano, Enrico Rava, Michel Godard, Han Bennink, Carla Bley, Sun Ra Arkestra… Il suo fare musica è andato sempre oltre il jazz, in sinergia con il produttore-Dj-musicista Nicola Conte e con artisti legati ad elettronica e club culture: Dj Ralf, Ricardo Villalobos, Max Loderbauer, Motitz von Oswald, Jovanotti (con cui collabora dal 2017). Sono, così, naturalmente vari i mondi sonori che si interfacciano e sovrappongono in Universal Language, fin dalla copertina dell’artista multimediale V3RBO, con astronave piramidale (fronte) e cyber insetto-navicella (retro) che evocano Sun Ra. La base di partenza per il nuovo album è il quintetto Cosmic Renaissance, derivato dalla precedente Cosmic Band, che comprende valenti jazzisti con cui Petrella ha un forte legame: Mirco Rubegni, tromba; Riccardo Di Vinci, basso elettrico; Federico Scettri, batteria e Simone Padovani, percussioni. Con essi il trombonista (suona anche tastiere ed electronics) interagisce a livello compositivo, in strutture che privilegiano il versante timbrico-ritmico-elettronico.Il trombonista ha iniziato la sua carriera nel 1993 collaborando via via con importanti jazzisti: Roberto Ottaviano, Enrico Rava, Michel Godard, Han Bennink, Carla Bley, Sun Ra Arkestra.

«LA COMPOSIZIONE per me è un disegno, che normalmente condivido con i miei colleghi. Tutti (…) hanno la possibilità di poter partecipare a quest’idea portando le proprie esperienze musicali (…), andando ad arricchire con i loro strumenti e colori quella che in partenza era la mia idea». Più che di disegno parlerei di una scultura o, meglio ancora, di un’installazione sonora. Unknow Dimension è un brano spaziale, visionario, science-fiction. In Universal Language importanti sono il sax e la voce dell’afrobritannico Soweto Kinch, in una fitta stratigrafia di fiati, percussioni, voci, noise e con uno statuario solo di trombone.
Connection – complici la voce dell’italonigeriana Anna Bassy e l’arpa di Vanja Contu – è l’esaltazione di una musica elettro-acusticamente «liquida» che ruscella e si spande. In Comes from the Ground ai quintetto si unisce il possente e declamatorio sax di Beppe Scardino: il pezzo è costruito a più strati ma sono centrali, come suono e guida, il suo baritono e il trombone del leader. Nomads è giocato sul sax etnico di Pasquale Calò (Mediterraneo Radicale), tra riff di fiati e sezione ritmica. Nel conclusivo Natsu si ascolta il beatmaker Dj Gruff che costruisce fondali, a tempo medio-lento, per le fantasiose ed ispirate variazioni di Petrella. Sì, il linguaggio è universale, astrale e allude a «un futuro cosmico dove la tecnologia, la natura e la Storia si fondono simbioticamente». Speranza?