L’incipit è la mostra sul Sei e Settecento lombardo a Palazzo Pitti a Firenze nel 1922. Roberto Longhi aveva poco più di trent’anni e tra Lombardia e Piemonte aveva già individuato i propri beniamini tra i pittori dei Sacri Monti. Nell’ipertrofica raccolta scandita nelle sale di Pitti poteva perciò applicare la sua nuova scala di valori: isolava Tanzio da Varallo come uno dei campioni del Seicento, aggiustava il tiro su Cairo e si soffermava sulla Lavandaia, l’unica opera allora attribuita a Giacomo Ceruti. Una volta associati altri dipinti a quel nome, Longhi aveva messo Ceruti alla fine di una catena...