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Giachetti: «Colpire me farà male a Roma»

Giachetti: «Colpire me farà male a Roma»Roberto Giachetti – Lapresse

L'intervista Giachetti, ultimo appello alla sinistra: siamo distanti? Le soluzioni comuni si trovano. «Sel torni con noi, questo voto non è l’antipasto delle politiche». «Asili nido, case, non ho una furia ideologica per privatizzare» «Olimpiadi? Raccolgano le firme, non potrei fermare il referendum» «Il Pd si astiene sulle trivelle? Sbaglia»

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 2 aprile 2016

Fa una premessa: «Mi scusi il rumore, stiamo letteralmente costruendo il comitato». Roberto Giachetti, candidato Pd al Comune di Roma è persona pratica, diretta. Di cuore, scrive poesie. E di ideali: radicali – da sempre – e democratici. E liberali. E però quando nel 2012 il manifesto fece uno dei suoi appelli per la sopravvivenza della testata fu tra i primi a inviare una bella somma, con biglietto: «Non sono d’accordo con voi, ma non chiudete».

In suo appoggio, oltre alla lista del Pd, ci sarà una lista civica e una radicale. Nessuna lista arancione o di sinistra?
Al momento no. Ma mi auguro che ci sia una lista di Sel, e che partecipi a una sfida che non capisco ancora perché non facciamo insieme. Faccio un ultimo appello: Sel, o Sinistra italiana come si chiama oggi, torni con noi.

Avete rotto burrascosamente alla cacciata di Marino. A proposito, che ne pensa di Marino?
Marino la città? No, sull’ex sindaco non faccio polemiche.

Oltre alla rottura con Sel, lei fino a qui si è rivolto al popolo della sinistra, snobbando i partiti.
Il popolo della sinistra include i dirigenti. Ho tenuto sempre aperta la porta di un accordo, ho sempre preso schiaffi in cambio. Nonostante questo con umiltà mi rivolgo alla classe dirigente di Sel, agli amministratori, agli elettori. Non è solo un appello elettorale. C’è una grande sfida davanti a noi.

Quale?
Ridare orgoglio e speranza a Roma, costruire un nuovo futuro. Questo voto non è l’antipasto del voto politico. Né del congresso del Pd, per essere chiari. Negli ultimi sette anni la città ha fatto passi indietro. Ora non può restare ferma, o scivolare nella mediocrità. Azzoppare me, penalizzare il candidato di sinistra che può vincere non aiuterà a migliorare Roma, anzi porterà a politiche lontane dai nostri ideali comuni. Oggi ho assistito a una conferenza stampa in cui il presidente della Regione Lazio Zingaretti ha spiegato quante cose importanti abbiamo fatto in coalizione. Abbiamo governato in tutti i municipi. Per quale ragione non possiamo andare avanti per fare anche meglio?

Fra lei e Fassina ci sono forti differenze di programma. E non da oggi: i vostri scontri nel Pd erano a dir poco vivaci.
Parlo di Roma, non del jobs act. Ragioniamo della città.

Allora parliamo di Roma, del suo patrimonio immobiliare. La sinistra dice: attenti a non vendere tutto e a non penalizzare chi lo utilizza per scopi sociali.
Non ho una furia ideologica per le privatizzazioni, non ce l’ho sul patrimonio, né sugli asili, né sull’Atac né su altro. Confrontiamoci, vediamo se si può costruire un percorso comune. Ma dove abbiamo verificato che i nostri programmi sono distanti? Fassina continua solo a ripetere che sono il candidato di Renzi.

Cosa pensa della privatizzazione degli asili nido?
Il punto è che in troppi ne hanno bisogno e non ci sono. Vediamo come costruire una risposta. Poi c’è il problema delle insegnanti precarie: me ne sto occupando, mi stanno a cuore. Loro, e le famiglie: perché se non troveremo una soluzione alcuni nidi non riapriranno. Anche su questo con Zingaretti una soluzione si è trovata. Perché con Giachetti non si può?

La sinistra è per il referendum sulle Olimpiadi. Lei no.
Io non sono contrario al referendum, dico che nel caso andava fatto prima di prendere una decisione. E invece all’epoca anche Sel era favorevole alle Olimpiadi. Dico di più: quando ci fu il Giubileo del 2000 in giunta c’era Rifondazione comunista, e insieme facemmo la più grande iniziativa di opere pubbliche degli ultimi trent’anni, senza un morto nei cantieri e senza un rilievo dei pm. Detto questo: raccolgano le firme e facciano il referendum. Per la mia storia di radicale non mi opporrei. E in ogni caso c’è una procedura: non avrei strumenti per oppormi.

A proposito: le piace il Pd astesionista sul quesito No Triv?
No.

Un’altra differenza con la sinistra: lo stadio a Tor di Valle.
Con i due paletti insuperabili della legalità e della sicurezza, sono favorevole a qualunque progetto che porti benefici alla città attraverso infrastrutture e opere. Ma anche in questo caso l’amministrazione ha già deciso. Dovrei arrivare al Campidoglio e smontare tutto quello che ha fatto il centrosinistra?

Qualche cosa dovrà smontare, se vuole cambiare.
Voglio completare le promesse mollate a metà, le opere abbandonate e trasformate in degrado e insicurezza. Penso al Palazzetto dello Sport di Cesano, ma sono mille gli esempi nelle periferie.

La sinistra ha chiesto a Tronca di ritirare la delibera sui campi Rom. Un tema che ci porta dritti a Mafia Capitale.
Non c’è una parola magica. I campi rom vanno superati, certo non con le ruspe. Dovremo praticare una politica per step, tenendo insieme l’integrazione, l’assistenza sociale con la legalità. La scolarizzazione dei bambini, che con le giunte Rutelli avevamo potenziato, è un tema a cui tornare.

Per i corrotti Giorgia Meloni propone una taglia?
Una taglia? Te prego. Appartengo a un’altra civiltà giuridica. Contro la corruzione la prima cosa è la riorganizzazione della macchina amministrativa. Open data e un sistema informatico che consente di tracciare tutto. Le mie liste saranno pubbliche prima del deposito, per un controllo pubblico. Sarà risolutivo? No, ma sarà un passo avanti.

Questo suo appello si rivolge solo a Sel, o anche al resto della sinistra che sostiene Fassina?
Mi rivolgo a chi capisce la partita in gioco. Ed è un ultimo appello. Nessuno, a destra a sinistra al centro, pensi che al ballottaggio si riaprano i giochi. A quel punto parleranno gli elettori.

A un ipotetico secondo turno si rivolgerà alla sinistra, o ai moderati di destra, di Marchini o Forza Italia, che non vorranno far vincere i 5 stelle?
Al ballottaggio questi schemi saltano. I romani giudicherano sulla proposta di un tram, se è utile o no. Non sugli schieramenti.

Così ricorda lo slogan di Marino ’È Roma non è politica’.
Neanche un po’: è Roma, è politica. Ma non è ideologia. È la politica delle cose concrete.

Resta un fatto: perché chi è contro Renzi dovrebbe votare lei? Insomma questo suo essere renziano non è un impiccio?
Ma no, Renzi è una risorsa, e che risorsa. Ma io mi chiamo Roberto Giachetti, ho la mia storia. Conosco Roma. E mi candido a fare il sindaco. Chi pensa di inquinarla con dinamiche incomprensibili ai romani non mi troverà mai disponibile. È il metodo che ha contribuito a portare la città al disastro. E questo è un avviso agli alleati, ma anche al mio Pd.

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