Gestori presi in contropiede: non rispettati gli impegni presi
Il testo in Gazzetta prevede ancora l'esposizione del contestato «prezzo medio» e le sanzioni fino alla chiusura. Le sigle: serviva aspettare, ora modifiche in parlamento e nelle norme ministeriali
Il testo in Gazzetta prevede ancora l'esposizione del contestato «prezzo medio» e le sanzioni fino alla chiusura. Le sigle: serviva aspettare, ora modifiche in parlamento e nelle norme ministeriali
C’è l’accisa mobile, ma rimane l’esposizione del prezzo medio. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Trasparenza sulla benzina spiazza i sindacati dei gestori degli impianti e della distribuzione.
LO SCIOPERO DEL 25 E 26, congelato dopo l’incontro a palazzo Chigi di venerdì mattina, torna d’attualità.
«Prendiamo atto di questo testo pubblicato in Gazzetta, ad una prima lettura non ci sono le novità attese in base agli impegni assunti nell’incontro. Il testo deve essere migliorato in sede di conversione», commenta Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti.
«Come gestori ci sentiamo presi in contropiede, per non dire di peggio. Nel merito di questo provvedimento consideriamo inaccettabili le sanzioni previste: si rischia l’abbandono degli impianti da parte dei gestori, con conseguente ricaduta occupazionale e sociale. L’obbligo della nuova cartellonistica e dell’esposizione del prezzo medio rimane ancora tutto da definire nei dettagli, rimandando a un ulteriore provvedimento, ma è già chiaro che per noi questa linea è penalizzante, oltre che inefficace – conclude – sul fronte della trasparenza del mercato verso i consumatori», commenta così Moreno Parin, coordinatore del gruppo Carburanti Treviso.
«Bene l’aver accolto la nostra proposta di rispolverare dalla legge Finanziaria 2008 l’accisa mobile, peraltro l’unico intervento contenuto nel decreto capace davvero di intervenire per il contenimento dei prezzi dei carburanti. Quanto alla trasparenza, il governo ha colto solo parzialmente le proposte tecnico applicative proposte. C’è ancora spazio però nei decreti attuativi del ministero e in sede di conversione in legge per operare i necessari aggiustamenti», afferma il Presidente di Fegica, Roberto Di Vincenzo. «Il giudizio complessivo, quindi, rimane sospeso soprattutto in attesa della riunione convocata dal governo per martedì 17, dove sarà indispensabile assumere impegni e provvedimenti davvero efficaci», conclude Di Vincenzo.
NEL MERITO il decreto prevede che il tanto avversato «prezzo medio dei carburanti, su base regionale, sarà pubblicato sul sito del ministero delle Imprese e del made in Italy. Si precisa che «la frequenza, le modalità e la tempistica delle comunicazioni» saranno definite con decreto dello stesso Mimit «da adottarsi entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto». I benzinai avranno poi altri 15 giorni per adeguare la cartellonistica presso ogni punto vendita, anche autostradale.
I GESTORI DEGLI IMPIANTI di carburante che non comunicheranno i loro prezzi e non esporranno nel proprio punto vendita i prezzi medi calcolati dal ministero delle Imprese potranno essere puniti con sanzioni da 500 a 6.000 euro. «Dopo la terza violazione – si legge nel testo – può essere disposta la sospensione dell’attività per un periodo non inferiore a sette giorni e non superiore a 90 giorni». L’accertamento è affidato alla Guardia di finanza e l’irrogazione delle sanzioni al Prefetto.
Il decreto aggiorna poi il meccanismo della cosiddetta «accisa mobile» introdotta con la Finanziaria del 2008 per ridurre gli aumenti eccessivi. Il taglio delle accise, si legge, «può essere adottato se il prezzo aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Def». Il decreto tiene anche conto «dell’eventuale diminuzione» nella media del quadrimestre precedente.
Nel decreto infine non compare alcun riferimento a potenziali tetti ai listini in autostrada. L’ipotesi era prevista nel primo passaggio del decreto in consiglio dei ministri, ma aveva sollevato dubbi di costituzionalità e di tutela della concorrenza. Portando all’ennesima retromarcia del governo Meloni.
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