Ribaltone giudiziario di mezza estate. Il Consiglio di Stato riaffida all’Anas il controllo delle autostrade A24 e A25 che corrono tra Lazio e Abruzzo e che, in questo periodo, sono nel mezzo di un duro contenzioso. Riformata, così, l’ordinanza del Tar del Lazio che, per due volte, nelle scorse settimane, aveva concesso la sospensiva al decreto legge del Consiglio dei ministri, del 7 luglio scorso, che ha scansato la società Strada dei Parchi, che fa capo all’imprenditore Carlo Toto, dalla gestione delle arterie che andava avanti dal 18 novembre 2009. Via i privati, aveva deciso il governo, anche con Mario Draghi, per «grave inadempimento… in considerazione delle molteplici criticità riscontrate nella gestione dell’autostrada, compreso l’inadeguato stato di manutenzione».

Immediato «il subentro di Anas nella gestione» della Roma-L’Aquila-Teramo e Torano-Pescara. Rimozione «d’ufficio» che non era affatto piaciuta a Strada dei Parchi, la quale ha immediatamente inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Il 12 luglio, un pugno di giorni dopo, il Tar Lazio ha sospeso la revoca della concessione, lasciandola alla spa. E il 27 luglio ha bissato la decisione, ribadendo la sospensiva, per assicurare, fino a settembre, fino all’esame di merito, «la continuità gestionale e, qualora nel merito avesse ragione lo Stato, per un passaggio di consegne più puntuale e organizzato, e per preservare la solidità di Sdp, del gruppo industriale che la controlla, e dei livelli occupazionali, in considerazione dei circa 800 dipendenti». Nelle scorse ore nuovo capovolgimento di situazione, con il Consiglio di Stato che ha accolto l’istanza dell’avvocatura dello Stato sospendendo l’ultima ordinanza del Tar. Le ragioni? La necessità di «tutela della circolazione e dell’incolumità degli utenti» e «la problematica della continuità della circolazione in condizioni di sicurezza e l’esigenza di scongiurare il rischio di cedimenti delle infrastrutture».

Il decreto è del presidente della Quinta Sezione, Diego Sabatino, e dovrà essere confermato dal collegio giudicante il 25 agosto. Quindi da ieri la gestione è tornata nelle mani dello Stato attraverso Anas, al culmine di una battaglia, a suon di carte bollate, destinata a protrarsi. Furiosa Strada dei Parchi che «esprime stupore e disappunto» in una lunga nota, pubblicata anche sul proprio sito, per un provvedimento arrivato «in una giornata festiva senza dibattimento» e che, «così come riportato nel testo, non tiene minimamente conto delle ragioni oppositive presentate». «Una scelta – rimarca – che non può che discendere da una precisa quanto incomprensibile volontà. Mai esercitata in passato, nemmeno dopo i tragici eventi consumatisi su altre autostrade. Infatti, ciò che appare quantomeno anomalo è la pervicace insistenza dimostrata dal Mims (ministero Infrastrutture e mobilità sostenibili) e dalla Presidenza del Consiglio nel perseguire un’azione che, al momento, sta solo comportando un ingente e costoso sforzo burocratico e che porterà a ingenti danni alle casse dello Stato. Nell’attesa del decisivo giudizio di merito, che il Tar esprimerà il prossimo 20 settembre, ed essendo in gioco la continuità e la sicurezza di un servizio pubblico cruciale, specie nelle settimane più calde degli esodi turistici, la vicenda poteva e doveva essere gestita diversamente, rispettando lo stato di diritto e il contratto in essere, oltre che utilizzando semplice buon senso».

Strada dei Parchi ricorda «di aver già comunicato ufficialmente, in data 12 maggio 2022, l’intenzione di rinunciare alla concessione perché, nonostante la stessa fosse stata ottenuta con una delle pochissime gare secondo la normativa europea tenutesi in Italia, sono state create e pervicacemente perpetuate da parte del concedente condizioni di insostenibilità della gestione dell’infrastruttura. Soprattutto per la mancata definizione del nuovo Piano economico finanziario (Pef), fondamentale per rendere efficiente la gestione e garantire la sicurezza antisismica”. Per la cessazione anticipata del rapporto, che altrimenti sarebbe scaduto nel 2030, Toto aveva ipotizzato un indennizzo di circa 2,5 miliardi. Strada dei Parchi, alla luce di quanto avvenuto, ribadisce che intende dimostrare “l’insussistenza delle accuse di ‘grave inadempimento’… Continuerà per questo a difendere il proprio buon nome e gli interessi legittimi che rappresenta in tutte le sedi competenti, anche comunitarie».