Internazionale

Germania: pronto Instex. Tehran non ci crede

Germania: pronto Instex. Tehran non ci crede

Europa/Iran Il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas annuncia che è pronto il sistema per aggirare le sanzioni Usa e aiutare l'economia iraniana. Resta però lo scetticismo degli iraniani sulle intenzioni degli europei

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 11 giugno 2019

«Instex sarà pronto per l’utilizzo nell’immediato futuro». La Germania prova a rassicurare Tehran, sempre più nervosa per le pesanti sanzioni varate dall’Amministrazione Trump che penalizzano le esportazioni di greggio e il resto della sua economia. «Instex è un nuovo tipo di strumento, non è semplice renderlo operativo», ha spiegato ieri a Tehran il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas «però tutti i requisiti formali sono stati messi in pratica, quindi presumo che saremo pronti per usarlo nel prossimo futuro». Instex (Instrument in Support of Trade Exchanges) è il sistema creato da Francia, Gran Bretagna e Germania – dopo il ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare iraniano del 2015 (Jcpoa) – per garantire la sopravvivenza dell’economia iraniana facilitando i pagamenti non in dollari legati alle esportazioni della Repubblica islamica, incluso il greggio, e le importazioni, e per rassicurare aziende ed imprenditori che vogliono fare affari con l’Iran.

Il capo della diplomazia tedesca ha fatto di tutto per avvalorare la credibilità delle sue rassicurazioni senza vincere lo scetticismo di Tehran che ha più volte criticato l’inerzia dei tre paesi europei nel portare alla piena operabilità Instex. Nei giorni scorsi il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Abbas Mousavi, ha sottolineato che «Finora non abbiamo visto passi concreti dagli europei per garantire gli interessi dell’Iran». A Tehran, al di là delle strette di mano e i sorrisi imposti dalla prassi diplomatica, non sono rimasti impressionati da Maas sospettato di provare a guadagnare tempo in vista del 7 luglio. Oltre quella data, stabilita da Tehran, se non sarà garantito il dividendo economico dell’accordo di quattro anni fa accettato in cambio di una forte limitazione del suo programma nucleare civile, la leadership iraniana procederà a una forte riduzione dei suoi impegni fissati dall’intesa internazionale. L’Iran ha già accelerato la propria produzione di uranio come hanno potuto accertare gli ispettori dell’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Tuttavia il ritmo della produzione è fluttuante e non è chiaro se l’Iran intenda davvero superare i limiti imposti dall’accordo del 2015 alle sue scorte di uranio arricchito.

Heiko Maas non ha precisato se sia stata finalmente trovata la soluzione che permetterà a Instex di rientrare nelle norme per finanziamenti legittimi stabiliti dalla Financial Action Task Force alle quali peraltro l’Iran non è pienamente conforme. E inoltre non sono pochi i dubbi sulla determinazione dei tre paesi europei di andare allo scontro con l’alleata Washington in nome dei diritti dell’Iran e della legalità internazionale. L’Amministrazione Trump ha più volte messo in guardia l’Ue. In una lettera datata 7 maggio ottenuta da Bloomberg, il sottosegretario del dipartimento Usa del Tesoro, Sigal Mandelker, avvertiva che se entrerà in vigore Instex chiunque sia ad esso associato sarà escluso dal sistema finanziario americano.

Il ministro degli esteri tedesco inoltre non è riuscito ad allentare la tensione. Durante la conferenza stampa tenuta con Mohammad Javad Zarif, il capo della diplomazia iraniana ha avvertito che Tehran non rimarrà immobile di fronte agli avvertimenti minacciosi di Benyamin Netanyahu. E ha sottolineato che mentre il premier israeliano agisce contro l’accordo del 2015 e, assieme a Trump, chiede al mondo di colpire e sanzionare l’Iran per fermare un programma nucleare militare che Tehran nega di avere, Tel Aviv produce e detiene in segreto armi atomiche. «L’Iran non ha mai intrapreso una guerra contro qualsiasi paese e non lo farà in futuro» ha detto Zarif, aggiungendo che «Si parla di instabilità in questa regione ma ci sono le altre parti che dovrebbero essere ritenute responsabili… L’unica soluzione per ridurre le tensioni è fermare la guerra economica (degli Usa) contro l’Iran».

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