Europa

Germania, il caso Netzpolitik e la libertà di informazione

Germania Pubblicano report sulla sorveglianza sui social network dei servizi di sicurezza tedeschi e vengono accusati di «tradimento»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 5 agosto 2015

Il sito tedesco di informazione su i diritti civili digitali Netzpolitik.org sta passando un brutto periodo: dopo aver pubblicato due report riguardanti la sorveglianza nazionale, due dei suoi giornalisti sono stati messi sotto inchiesta dalle autorità tedesche per presunto tradimento. Netzpolitik.org si è sempre occupato di protezione dei dati, libertà di informazione, sorveglianza e diritti civili. A inizio 2015 aveva pubblicato dei documenti dettagliando i piani per espandere la sorveglianza sui social network da parte dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione.

Inizialmente l’indagine sembrava riguardare solo lo sconosciuto whistleblower responsabile della fuga di notizie, poi è stata allargata, includendo anche i due giornalisti che ne hanno scritto su Netzpolitik.org, Markus Beckedahl (capo redattore del sito) e Andre Meister, per «premunirsi contro la pubblicazione di documenti classificati come riservati o segreti» come ha dichiarato Hans-Georg Maassen, a capo dei servizi segreti tedeschi.

Per il momento, a seguito di proteste di media e politici, il procedimento ha subito un arresto ma non è detto che non riprenda. La notizia che i giornalisti erano sotto inchiesta per tradimento ha attirato la condanna di decine di importanti quotidiani e stazioni radio tedesche, così come di esponenti politici: il leader verde Renate Künast ha definito l’indagine una «umiliazione dello stato di diritto» e lo scorso sabato migliaia di persone hanno manifestato a Berlino per dimostrare il loro sostegno a Netzpolitik.org, ai due giornalisti e per difendere la libertà di stampa.

Le rivelazioni di Netzpolitik sono molto imbarazzanti per il governo tedesco: si parla della creazione di un nuovo reparto per migliorare ed estendere le capacità di sorveglianza in rete, con un investimento di diversi milioni di euro. Questa nuova unità di spionaggio interno chiamata «Extended Specialist Support Internet» impiegherebbe 75 persone incaricate di monitorare le chat e Facebook, individuare schemi di movimento e grafici di comunicazione sui social network e raccogliere informazioni nascoste.

La notizia dell’inchiesta e della protesta è arrivata in seguito su Twitter tramite un annuncio pubblico fatto dall’americano, ora residente a Berlino, Jacob Appelbaum, aka @ioerror, giornalista, hacker, attivista e difensore dei diritti civili, di espressione e del diritto alla privacy. Appelbaum ha preparato un documento e nel suo tweet ha chiesto ai giornalisti di firmarlo e renderlo pubblico.

«L’indagine per tradimento contro Netzpolitik e la loro fonte sconosciuta – recita il documento – è un attacco contro la stampa libera. Le accuse di alto tradimento nei confronti di giornalisti che svolgono il loro lavoro essenziale è una violazione del quinto articolo della Costituzione tedesca. Chiediamo la fine della indagini su Netzpolitik e le loro fonti».

In poco tempo molti giornalisti hanno risposto al messaggio e contattato Appelbaum dando la propria firma e il proprio appoggio. Bethany Hornbe, giornalista americana, ha twittato incitando altri membri della stampa a contattare Appelbaum e a firmare, come ha fatto un altro americano, Jeff Jarvis, giornalista e sostenitore dell’open web. Così un’indagine su una rivelazione riguardante il controllo dei servizi segreti sui social media, ha trovato proprio nei social media il megafono e la cassa di risonanza necessari per allargare internazionalmente la protesta.

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