Dalla parte di Israele senza se e senza ma, e soprattutto senza discussioni. Dai fascio-populisti di Afd ai liberali, dai democristiani ai socialdemocratici, dai Verdi a una parte tutt’altro che marginale dell’universo della sinistra.

Del resto, nel cielo sopra Berlino si vede solo la scia dei razzi lanciati da Hamas perché «Israele è la ragione di stato della Germania» come scandiscono il vicecancelliere Spd, Olaf Scholz, e la candidata dei Grünen, Annalena Baerbock.

Fine di qualunque discorso oltre la linea rossa che qui nessuno può permettersi anche solo di immaginare di oltrepassare. E poco importa se la società civile rifiuta di farsi imprigionare nelle caselle del diagramma di flusso a senso unico; l’importante è silenziare chi si ostina a voler stappare il vaso di Pandora del Volk sul cui fondo galleggiano, sempre e comunque, i detriti del Terzo Reich.

SPECCHIO RIFLESSO. Psicologicamente condizionato: basta ascoltare le domande sulle «violenze in Medio Oriente» della tv pubblica «Deutsche Welle» ad Ali Abunimah, fondatore del magazine on-line «Electronic intifada», che innesca la risposta devastante per la coscienza collettiva nazionale: «La Germania deve finirla di fare pagare ai bimbi palestinesi i crimini che ha commesso contro gli ebrei europei».

Un’analisi in grado di far saltare dal lettino il paziente tedesco che – come spiega lo storico Eberhard Jäckel – «si è liberato da Hitler ma non riuscirà mai a sbarazzarsene: sarà sempre presente tra i sopravvissuti, i vissuti dopo, e perfino tra chi non è ancora nato». Svettano i vessilli con la stella di David issati sul quartiere generale Cdu a Berlino come sulla Cancelleria di Stato di Monaco, dove all’alzabandiera ha provveduto personalmente il leader Csu Markus Söder.

«DALLA PARTE DI ISRAELE che si difende dagli attacchi di Hamas» è il leitmotiv anche dei Verdi rimarcato da Baerbock come dalla vice-sindaca di Berlino, Ramona Pop.

Fa il paio con il segretario liberale Christian Lindner «indignato per gli ingiustificabili attacchi ai civili israeliani» e collima con la reazione di Joachim Kuhs, eurodeputato di Afd (partito infarcito di negazionisti della Shoah) che chiede all’Ue di tagliare i 300 milioni di euro di finanziamento al governo palestinese. In pratica, il dissenso si riduce alla maggioranza della Linke che «non può stare a guardare Hamas mentre lancia missili» mentre condanna «l’annessione dei Territori occupati di Nethanyau», e ai ribelli del Fridays for Future contrari a «ogni violenza» ma pronti a rilanciare il vademecum «Come boicottare i prodotti israeliani».

«PROPOSTA RESPINTA perché pericolosa». Così ieri il ministro degli esteri Spd, Heiko Maas, alla richiesta di Annalena Baerbock di bloccare la consegna a Tel Aviv dei sottomarini made in Thyssenkrupp facilmente trasformabili in U-Boot nucleari. È proprio lo stesso ministro del partito che chiede il ritiro delle atomiche Usa dalle basi tedesche, ed è esattamente la stessa deputata che ieri alla «Bild» (quotidiano che definisce Greta Thumberg antisemita) ha ribadito il diritto di Israele a difendersi con la forza da ogni tipo di attacco.

LA POLVERIERA. Quasi 6 milioni di musulmani e 225 mila ebrei: la Germania è una santabarbara pronta a deflagrare. Tra i lanci di pietre contro le sinagoghe e le bandiere israeliane bruciate a Bonn e Kassel, e lo scontro frontale non solo sui social al grido di «giudei di merda» e «morte agli arabi».
Non migliora il clima il pugno di ferro «a priori» annunciato dalla polizia federale che si prepara a «domare » tutte le manifestazioni pro-Palestina previste per oggi, domani e lunedì a Berlino, Colonia, Francoforte, Stoccarda e Friburgo.