Gerald Murnane, fede e lussuria
Pat Brassington, «da Nonetheless», 2019
Alias Domenica

Gerald Murnane, fede e lussuria

Scrittori australiani Nel suo secondo romanzo, del 1976, ora tradotto da Safarà, lo scrittore australiano regala al ragazzino protagonista, fra un tripudio di pregiudizi bigotti, «Una vita tra le nuvole»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 17 aprile 2022

Forse proprio la fobia del volo, e dunque la riluttanza a viaggiare, hanno fatto sì che Gerald Murnane si spingesse a allargare i confini del possibile molto oltre le costrizioni imposte dalla realtà, e sebbene i suoi romanzi non si addentrino nel regno del fantastico e non richiedano al lettore alcuna sospensione della credulità, tuttavia gli ancoraggi dei suoi personaggi alla triste condizione esistenziale che tocca loro in sorte sono poco più che rapsodici. Murnane regala alle proiezioni di se stesso che animano i suoi romanzi ampi riscatti a fronte delle durezze derivate dall’indigenza e dalla punitiva eredità cattolica ricevuta dai suoi familiari irlandesi, che erano sbarcati in Australia agli inizi del secolo scorso, insieme a altre trecentomila anime in cerca di uno scampo alla fame.

Coerentemente a quanto vi succede, o meglio a quanto non vi succede, Una vita tra le nuvole è il titolo della seconda prova narrativa di Murnane, datata 1976 e tradotta ora da Roberto Serrai per Safarà (pp. 248, € 18,00), un romanzo di passaggio tra i due bellissimi che già conoscevamo, Tamarisk Row, del 1974 e Le pianure, del 1982, distanziati da anni presumibilmente occupati con alcuni rovelli sul come addivenire a quella che lo scrittore australiano ha chiamato una «narrazione ponderata», dove uno dei problemi cruciali era stabilire la giusta distanza tra il sé narratore e i protagonisti inventati. Murnane non li chiama personaggi bensì «persone-immagine», locuzione un po’ misteriosa, forse motivata dal voler indebolire l’accezione di marionette e rinforzare quella di concrezioni del possibile, dotate di una dignità non inferiore a quella riservata a uomini e donne fattuali. Non a caso Murnane ha fatto suo un aforisma di Eluard che dice: «C’è un altro mondo ma è in questo».

Melbourne, anni Cinquanta

Alla vita tra le nuvole del suo secondo titolo fa riscontro il raggio terragno e estremamente circoscritto di un sobborgo occidentale di Melbourne, nel 1953: case senza giardino, poche strade e quasi nessun marciapiede, una vita fatta di gesti funzionali a amministrare la sussistenza, resa ancora più grama dagli impedimenti mentali generati da una educazione bigotta cui tutti sembrano sottostare senza alternative a portata di mano. Forse proprio grazie al fatto che la libertà è una conquista tanto più gratificante quanto maggiori sono i vincoli che la ostacolano, il giovane Adrian Sherd si è costruito un mondo immaginario del tutto invidiabile, aiutato dalle riviste che sfoglia di nascosto.

Siamo nel 1953, la realtà propone agli allievi del St. Carthage’s College, che Adrian frequenta, severe misure repressive delle loro esuberanze ormonali e temibili penitenze per chi confessa di «abusare di sé»: con una parte della sua mente il protagonista di Una vita tra le nuvole aderisce a quel mondo e con un’altra ne travalica i confini. In classe disegna tanti rettangoli quanti sono i banchi e su ciascuno annota le iniziali degli studenti che li occupano, e dopo ancora colora quegli spazi a seconda della condotta dei ragazzi, ovvero a seconda delle volte che gli hanno confessato di essersi prodotti in «atti impuri»: «I colori intorno alle iniziali indicavano con chiarezza dove sarebbe finita l’anima di ciascuno se il mondo fosse finito all’improvviso quella mattina, prima che chiunque potesse confessarsi o addirittura bisbigliare l’Atto di dolore».

Torna, nella attitudine topografica di Adrian, quella disposizione che aveva connotato il giovanissimo Clement di Tamarisk Row, il romanzo di esordio di Murnane il cui titolo indica al tempo stesso un cavallo, un luogo di pascoli, un approdo della fantasia. Lì Clement disegnava una serie di diagrammi rappresentativi dei piazzamenti dei suoi compagni dopo ogni prova – aritmetica, ortografia, dettato e così via – disposti come i cavalli durante una corsa, pronti all’ultimo scatto prima del traguardo.

Sempre, i prodotti della fantasia che Murnane regala ai suoi personaggi hanno bisogno di ancoraggi molto precisi a luoghi che partecipano a un tempo della realtà fisica e di quella dei sogni a occhi aperti. Adrian Sherd ha un mondo di riserva: al ritorno dalla scuola, si chiude nella rimessa e tira fuori la sua piccola ferrovia, sotto i binari della quale ha disegnato il contorno degli Stati Uniti. Aggancia i vagoni e viaggia lungo ogni stato – Da New York al Texas, alla California e poi ai Grandi Laghi – a ogni tappa incontrandosi con stelle del cinema che inizialmente si accontenta di prendere per mano nelle sue passeggiate lungo quei paesaggi sconfinati.

Via via che si familiarizza con l’ambiente americano, però, la sua eccitazione cresce e le avventure si fanno più indecenti: seduce le attrici prescelte una dopo l’altra, impaziente di possederle, e succede presto che una alla volta non basti. Dunque le incita tutte insieme a partecipare a giochi erotici, le strattona, ne abusa senza ormai provare più piacere e finalmente si stupisce lui stesso della improbabilità dei suoi passatempi, che la sera dopo puntualmente riprende, sempre più esigente, sempre più insoddisfatto. Sfogliando la rivista «People» trova la prova di quanto noiosa sia la storia della sua Australia a fronte di quella dell’America: lì, in un luogo che si chiama Short Creek, nello stato dell’Arizona, un giornalista ha scoperto alcune famiglie di mormoni che praticano la poligamia: quale dimostrazione migliore della loro apertura mentale. La concentrazione di Adrian sulle sue fantasie sessuali è il corrispettivo dell’altrettanto maniacale fondamentalismo cattolico che lo circonda, un contesto ben noto a Gerald Murnane che, sebbene per soli tre mesi, fu abbastanza attratto dalla fede da entrare diciottenne in seminario.

Stretto a donne inafferrabili

Anche Adrian seguirà questa strada, non prima di avere nutrito le sua fantasie di un innamoramento cui fa seguito un altrettanto immaginario matrimonio, inizialmente scisso tra ricerca di gratificazioni sessuali e loro limitazione a quanto necessario al concepimento, poi sempre più licenzioso e finalmente sostituito da una saturazione esigente di rinnovate avventure: «La signora Denise Sherd era una moglie meravigliosa, ma forse un ragazzo del quinto anno aveva bisogno di qualcuno più vicino alla sua età. Adrian decise di agire. La sera successiva si sdraiò sul letto come al solito, ma invece di allungare una mano per carezzare i capelli neri e la pallida spalla di sua moglie, si chinò nello scompartimento del treno per Coroke e disse a Denise McNamara: «Chiedo scusa, ma è molto tempo che volevo parlarle».

Sebbene Una vita tra le nuvole contagi con la monotonia dei suoi approdi fantastici, tutti indefettibilmente indirizzati verso mete sessuali, il libro che le contiene, Murnane è magistrale nell’inventare deliziose curvature delle arrampicate e poi delle ridiscese che imbocca l’immaginazione di Adrian, il quale avvitandosi sempre più stretto alle sue creature inafferrabili ne sperimenta la vacuità, e alla fin fine rinnega le sua fantasie inventandone altre, solo momentaneamente meno consunte e più promettenti di nuovi orizzonti: «Nel vortice della propria lussuria aveva inventato una sequenza di eventi che erano una parodia dei film che li avevano ispirati.. Era tutto così assurdo, in confronto a ciò che succedeva davvero nei film».

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