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Georgia, l’industria dello spettacolo contro la legge antiabortista

Georgia, l’industria dello spettacolo contro la legge antiabortista

Stati Uniti Proposte di boicottaggio e appelli per donare alla battaglia legale contro la «heartbeat law»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 5 giugno 2019

Il produttore hollywoodiano Peter Chernin ha lanciato una raccolta fondi per sostenere la battaglia legale alla legge contro l’aborto approvata di recente in Georgia, che impedisce le interruzioni di gravidanza dal momento in cui il cuore del feto inizia a battere dopo circa sei settimane, quando ancora molte donne non sono neanche consapevoli di essere incinte. «Abbiamo la responsabilità morale di agire immediatamente» ha scritto Chernin in un appello ai colleghi produttori cinematografici e televisivi, dei quali molti lavorano in Georgia che offre un tax credit del 30%.

«Vi scrivo con urgenza a proposito dei recenti tentativi di abrogare il diritto all’aborto in Georgia e molti altri stati in tutto il Paese. Sto lanciando una campagna per raccogliere i 15 milioni di dollari necessari per finanziare la battaglia legale dell’American Civil Liberties Union contro il movimento nazionale antiabortista». Chernin si aggiunge a una lunga lista di produttori che hanno preso posizione dopo l’approvazione della «heartbeat law» da parte del governatore Brian Kemp. Il primo era stato Ted Sarandos di Netflix, per il quale la posizione della compagnia nello Stato americano verrà rivalutata «qualora la legge dovesse venire implementata». Anche per il Ceo di Disney Bob Iger l’entrata in vigore della legge renderebbe girare in Georgia «molto difficile» perché creerebbe disagio in molti dipendenti dello Studio.

SONO IN MOLTI infatti a minacciare il boicottaggio, che metterebbe a rischio 92.000 posti di lavoro, quasi 3 miliardi di investimenti diretti nel settore e un impatto economico complessivo di 9,5 miliardi di dollari. Non a caso molti stati si stanno già candidando a possibili successori della Georgia: l’«Hollywood Reporter» scrive che California, New Mexico, New York e Illinois stanno già «sponsorizzando» le rispettive industrie dello spettacolo per attirare parte del possibile «esodo».
Ma altri – tra cui J.J. Abrams e Jordan Peele – mettono in guardia dal boicottaggio per il suo effetto distruttivo specialmente sui lavoratori, come la candidata democratica alle elezioni governative del 2018, Stacey Abrams: «Alcuni spingono per il boicottaggio come forma di pressione economica che faccia cambiare strada ai repubblicani, ma questo non funziona. Girate in Georgia, ma donate per combattere la legge».

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