Cultura

Geopolitica delle forme intorno a un burattino

Geopolitica delle forme intorno a un burattinoLe rappresentazione di «Pinocchio», lo spettacolo con Francesca Donato foto Lapresse

Itinerari critici «Pinocchio. Atlante delle edizioni italiane dal 1883 al 2022» di Santo Alligo (Little Nemo). Un affascinante itinerario dai disegni di Mazzanti alle invenzioni di Jacovitti fino alle tavole di Topor. Si potrebbe sostenere che i migliori illustratori del personaggio creato da Collodi lo riproducano in chiave fortemente stilizzata, spesso ricorrendo alla mera silhouette. L’autore ha predisposto centotrenta schede contenenti i dati bibliografici delle varie interpretazioni figurative estrapolando alcune immagini mirate

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 17 novembre 2023

Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, apparvero centoquarant’anni fa, nel 1883, presso Felice Paggi di Firenze, con il sottotitolo «Storia di un burattino». Il libro fu anticipato in 26 puntate nelle prime tre annate del Giornale per i Bambini tra il luglio 1881 e il gennaio 1883. Originariamente la Storia di un burattino, com’era intitolata la fiaba su rivista (la versione eponima è stata riproposta dalle Edizioni Il Palindromo nel 2019), doveva concludersi il 27 ottobre 1881 con il capitolo relativo all’impiccagione di Pinocchio da parte dei due briganti ma, come precisa Daniela Marcheschi, nelle note relative alle Opere di Collodi dei «Meridiani» mondadoriani, «le proteste fioccate in redazione fecero sì che Guido Biagi e Ferdinando Martini sollecitassero Collodi a dare un seguito alle avventure del burattino». Collodi sottoscrisse il contratto con Felice Paggi il 12 dicembre 1882, a fronte di una somma di 500 lire. L’editio princeps, uscita a ridosso dell’ultima puntata apparsa sul Giornale per i Bambini in data 25 gennaio 1883, contiene le famose illustrazioni di Enrico Mazzanti che, a causa del poco tempo avente a disposizione, fu costretto spesso a imbastire, per delineare il burattino, un’elementare silhouette nera. La fretta con cui si allestì l’edizione originale deriva dal fatto che si voleva sfruttare l’eco del successo riscosso con la pubblicazione a puntate della favola di Collodi, il quale forse si ispirò al libro di François Janet La Poupée parlante. Histoire extraordinaire et incroyable d’une Poupée qui parle, agit, pense, chante et danse, edita a Parigi da Gagnin, Blanchard et C. nel 1862, con illustrazioni di Janet-Lange e Gustave Janet litografate da M. Sorrieu (tradotta in italiano con il titolo La bambola parlante da Luni Editrice nel 2015).

OSSERVA A TAL PROPOSITO Santo Alligo nel suo splendido Pinocchio. Atlante delle edizioni italiane dal 1883 al 2022 (Little Nemo, pp. 304, euro 58) che si avvale del testo bilingue italiano/inglese: «Dalla corsa contro il tempo di Mazzanti iniziano le fughe del burattino; questa immagine di Pinocchio che corre contro il sole nascente l’editore la stampa in copertina». È rimasta leggendaria l’icona di Pinocchio che compare in antiporta con le mani sui fianchi e le gambe divaricate, contornato da alcuni personaggi della favola sullo sfondo. Alligo ha predisposto centotrenta schede contenenti i dati bibliografici delle varie interpretazioni figurative di Pinocchio succedutesi dopo quella di Mazzanti, estrapolando di volta in volta alcune immagini mirate e corredandole con un essenziale commento. Si passa così dalle mitiche e introvabili edizioni come quella realizzata da Bemporad nel 1901 con illustrazioni di Carlo Chiostri (riproposta a più riprese al torchio da Tallone), definito da Antonio Faeti il grande «figurinaio», a quella che lo stesso stampatore fiorentino predispose un decennio più tardi con l’ausilio delle tavole colorate di Attilio Mussino, dove per la prima volta si antropomorfizzano il Gatto e la Volpe.

Il lavoro di questo pionieristico terzetto di illustratori sarà seguito nei decenni a venire dalle peripezie del burattino rese attraverso tecniche composite (dai disegni al tratto alle tempere, dagli acquerelli alle incisioni) da artisti quanto mai eterogenei: da Sergio Tofano, il famoso Sto, che commenta graficamente la favola collodiana per le Edizioni Libreria Italiana/Bemporad nel 1921 con immagini stilizzate in bianco e nero, a Luigi e Maria Augusta Cavalieri (Salani, 1924) che recuperano elegantemente uno stile tardo liberty. Nel 1924 vede la luce per Nerbini il Pinocchio di Stop (Giove Toppi) che l’anno precedente aveva illustrato, sempre per gli stessi tipi, le paradossali Avventure e spedizioni punitive di Pinocchio fascista di Giuseppe Petrai. Ma l’elenco è lungo e variegato: ci limitiamo in questa sede a riportare i nomi degli illustratori che si sono segnalati conciliando resa espressiva e abilità tecnica, non necessariamente corrispondente a preziosismo formale. Si potrebbe anzi sostenere che i migliori illustratori di Pinocchio riproducano il burattino in chiave fortemente stilizzata, spesso ricorrendo alla mera silhouette. È il caso di Leonardo Mattioli che nel 1955 predispone per Vallecchi (poi Clichy, 2013) una sagoma scura, con l’essenzialità di un’ombra di «mazzantiana memoria», che rappresenta un inimitabile approdo figurativo. Osserva Alligo: «Mattioli imposta la struttura cromatica del libro principalmente con toni caldi: rosso-marrone, giallo cromo-seppia; solo in alcune tavole aggiunge un verde, in altre un blu, specie nelle doppie pagine».

SENZA SCOMODARE la versione disneyana, un discorso a parte merita il celebre Jacovitti che, come altri illustratori, si esercitò a più riprese intorno al rocambolesco burattino, realizzando ben tre versioni che presentano un commento visivo differente: da quello de La Scuola del 1945, con disegni colorati da Aristide Longato, alle avventure a fumetti realizzate per gli Albi del Vittorioso nel 1950 per finire con le 880 tavole a colori approntate per l’Editrice A.V.E. nel 1964. Il curatore asserisce che «l’horror vacui si impossessa dell’intera superficie delle illustrazioni restituendo composizioni cariche fino all’inverosimile di particolari assurdi e divertenti, com’è nella miglior tradizione dell’artista». Le trovate di Jacovitti accompagnano in maniera impareggiabile le vicissitudini di Pinocchio, con salumi e pesci che affiorano dal terreno o funghi che fumano la pipa, cadenzando i capitoli mediante scene surreali e fantasiose, grottesche e coloratissime.

Trecentonove xilografie e settantatré linoleografie caratterizzano l’edizione del centenario, pubblicata nel 1983 dalla Fondazione C. Collodi di Pescia, in cui le incisioni di Sigfrido Bartolini si diramano sulla pagina in forma diversificata di capilettera, capicapitolo, vignette, testatine, finalini, illustrazioni nel testo e fuori testo, proposte ora a colori ora in bianco e nero. Si ricordano inoltre Corrado Sarri, Fiorenzo Faorzi, Vittorio Accornero, Piero Bernardini, Giovanni Battista Galizzi, Giuseppe Porcheddu, Roberto Lemmi, Vsevolode Nicouline, Nico Rosso, Bruno Angoletta, Alberto Longoni, Attilio Cassinelli, Roberto Innocenti, Lorenzo Mattotti, Ugo Pierri, Ferenc Pintér, Andrea Rauch che ha curato per Giunti, in collaborazione con Valentino Baldacci, il repertorio Pinocchio e la sua immagine.

NONDIMENO PARECCHI artisti di grido si sono misurati in tale impresa. Da ricordare Le avventure di Pinocchio illustrate da Roland Topor con resa visionaria e allucinata, pubblicate nella collana di strenne dell’Olivetti nel 1972 su commissione di Giorgio Soavi e ristampate recentemente nella Bur Rizzoli (pp. 224, euro 16). A sorpresa Mario Schifano interpretò la favola per Theoria nel 1992 con 22 tavole a colori mentre Mimmo Paladino allestì un’edizione per Papiro Arte di Venezia nel 2004. Ma non si possono sottacere i felici risultati raggiunti da Emanuele Luzzati, Venturino Venturi (non citato), Corneille, Ugo Nespolo, fino alla sorprendente trasposizione grafica di Mario Francesconi allestita per Ronzani nel 2019. Marco Bonechi ha addirittura illustrato Pinocchio tramite una serie di terrecotte policrome invetriate a due-tre cotture, proposte in sequenza fotografica in un prezioso volume di Petruzzi Editore nel 2010.

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