Genova, i Messina accusano i rimorchiatori

A Genova è stato ritrovato il corpo di uno dei due dispersi, mentre è salita la tensione circa le responsabilità dell’incidente. Francesco Cetrola, 38 anni di Salerno, è l’ottava vittima provocata dallo scontro della Jolly Nero, la nave cargo dell’armatore Messina, con la torre dei piloti al Molo Giano del porto di Genova. Manca all’appello solo il corpo del sergente Gianni Jacoviello, di 33 anni. Da stamattina sarà aperta la camera ardente nei pressi della Capitaneria di Porto, mentre per i funerali la volontà dei familiari delle vittime è di attendere l’ultimo ritrovamento. Le indagini proseguono, mettendo di fatto in discussione tanto la costruzione della torre dei piloti, quanto la possibilità di un’avaria del motore della nave. Gli inquirenti escluderebbero l’errore umano, ma tanti sono ancora i punti da chiarire. Ieri la novità è giunta dall’armatore stesso, il gruppo Messina, che in un comunicato ufficiale accusa i rimorchiatori: «Quello che non riusciamo davvero ad accettare è che i due rimorchiatori, anche ammesso che la macchina della nave fosse ferma nella fase di evoluzione, in quelle condizioni meteo–marine ottimali, non siano stati in grado di tenere una nave di medie dimensioni, come la Jolly Nero, lontana dalle banchine in un così ampio specchio acqueo in cui evoluiscono navi di dimensioni ben maggiori». Un’accusa che la Procura ritiene ininfluente ai fini delle indagini e immediatamente contrastata da un altro comunicato, quello della società Rimorchiatori Riuniti: «Concordiamo – hanno scritto – con la Società Messina che questo è il tempo del dolore. Pare che essa dimentichi che non è il rimorchiatore a decidere quale sia l’esecuzione della manovra. La manovra è eseguita secondo gli ordini della nave».