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Genova 2001, non è mai troppo tardi per ravvedersi

La sentenza della Corte Europea ha avuto ampio spazio sui media. Tutti (o quasi) concordi nel denunciare la gravità di quanto avvenuto e le responsabilità della polizia. Eppure la Corte […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 9 aprile 2015

La sentenza della Corte Europea ha avuto ampio spazio sui media. Tutti (o quasi) concordi nel denunciare la gravità di quanto avvenuto e le responsabilità della polizia. Eppure la Corte si è limitata a «ratificare» quanto affermato dai magistrati italiani nelle sentenze dei processi Diaz e Bolzaneto.

Ma quando il 5 luglio 2012 la Cassazione confermò le condanne, i principali editorialisti criticarono la sentenza. Vi fu anche chi, giornalista democratico, scrisse che tali condanne erano «forse giuste ma certamente inopportune». Il senso era chiaro: la ragione di Stato avrebbe dovuto prevalere. Se fosse stato per i vertici della politica e delle forze dell’ordine oggi avremmo ancora alla direzione dei nostri servizi di sicurezza qualche dirigente di polizia coinvolto nella notte cilena.

Per undici lunghi anni quando un dirigente di polizia veniva inquisito e/o condannato nel processo Diaz, riceveva un avanzamento fino ai livelli massimi della carriera. Promozioni distribuite dai propri superiori, corresponsabili di quanto avvenuto in quei giorni, con il tacito assenso del governo, senza distinzione tra centrodestra e centrosinistra. E i pochi fra noi, che non hanno smesso un istante di denunciare, facendo nomi e cognomi, le responsabilità dei massimi vertici della polizia, non hanno avuto vita facile, tra minacce, atti intimidatori e censure, come io stesso posso testimoniare.

Ogni tentativo di proporre una legge che istituisse il reato di tortura come specifico reato dei pubblici ufficiali e un codice identificativo per ogni agente si è scontrato con il veto dei vertici della polizia e con la totale subalternità del mondo politico.

Dimenticare tutto ciò non sarebbe giusto e non ci aiuterebbe a comprendere né aspetti importanti, ma indecenti, della storia del nostro Paese, né la dislocazione di alcuni poteri forti che, seppure non sempre visibili, non hanno mai smesso di far sentire il loro peso.

Ora l’equilibrio di forze dentro questi poteri sta cambiando, tanto che il principale quotidiano nazionale arriva a mettere in discussione l’opportunità che De Gennaro, nel 2001 capo della polizia, sieda ai vertici di Finmeccanica, dubbio immediatamente ripreso dal presidente del Pd. Ben arrivati! Ma dove eravate in tutti questi anni? Quando un pugno di magistrati genovesi cercavano di portare avanti il processo Diaz, isolati, sotto pressione e oggetto di non velate minacce? Quando chiedevamo che lo Stato rivolgesse una parola di scuse alle vittime della Diaz e di Bolzaneto? Quando i vostri partiti affossavano la commissione d’inchiesta parlamentare?

Avete avuto un ravvedimento? Siete pronti all’autocritica? O sono più semplicemente cambiati gli equilibri nei vertici delle forze dell’ordine e qualche nuovo potente reclama un po’ più di spazio.

Ci sarà finalmente un reato di tortura come previsto dalla convenzione internazionale? I pubblici ufficiali inquisiti verranno sospesi e se condannati verranno rimossi come avviene in tutta Europa? Sarà abolita la prescrizione per i reati commessi dai pubblici ufficiali nello svolgimento del loro lavoro? Sarà istituito il codice identificativo per i tutori dell’ordine? Saranno ridiscussi i criteri di arruolamento e di formazione delle forze dell’ordine privilegiando la fedeltà alla Costituzione piuttosto che all’omertà di corpo? Verranno riabilitati i poliziotti e gli infermieri penitenziari che collaborarono coi magistrati la cui carriera fu stroncata? Il balbettio di Renzi non lascia presagire nulla di buono.

* portavoce del Genoa Social Forum a Genova nel 2001

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