Gelosia, il delirio del prediletto sulla soglia della ragione
Pensiero psicoanalitico Curata da Riccardo Galiani e Stefania Napolitano, una antologia di importanti contributi all’analisi di quel genere di rivalità la cui manifestazione patologica ha come emblema il personaggio di Iago: da Alpes
Pensiero psicoanalitico Curata da Riccardo Galiani e Stefania Napolitano, una antologia di importanti contributi all’analisi di quel genere di rivalità la cui manifestazione patologica ha come emblema il personaggio di Iago: da Alpes
Manca, nella lingua italiana, un corrispettivo del verbo francese affecter, la cui potenza espressiva sta nel contenere in sé tanto la radice linguistica del termine affectus quanto, grazie ai suoi diversi significati (influenzare, compromettere, colpire, incidere, ammalare), le sue conseguenze sugli esseri umani. Nella nostra lingua, la parola ‘affetto’ può essere intesa sia come sinonimo di buon sentimento (di tenerezza, di amore), sia come sinonimo di «malato» (colpito, impressionato). Nell’ambivalenza delle loro manifestazioni, gli affetti determinano le vite e ne orientano i destini, fino al punto – in non pochi casi – di devastarle. Fra questi, la gelosia, ha un ruolo particolare: non a caso, Riccardo Galiani e Stefania Napolitano, curatori dell’importante volume collettaneo La gelosia, scrivono nel sottotitolo Profili di un affetto fondamentale (Alpes edizioni, pp. 229, € 23,00). Sin dalle sue origini, la storia della psicoanalisi è stata segnata da vicende di rivalità, competizione e gelosia così violente da spingere Sigmund Freud, in una lettera indirizzata a Georg Groddeck, a definire il gruppo degli psicoanalisti che si erano formati sotto il suo insegnamento una ‘banda’, un’orda selvaggia.
Dal pensiero all’atto
Il desiderio di un legame privilegiato con il ‘maestro’ (e la conseguente intolleranza di terzi) ha condizionato le relazioni interne al gruppo dei discepoli di Freud (fino alle ben note scissioni), più di quanto abbiano fatto le divergenze teoriche: François Roustang, negli anni Settanta del secolo scorso, ha scritto, su questi argomenti, testi insuperati. Storie di gelosia ordinaria, sotto soglia, ‘normale’ – la definirebbero i due curatori del volume – interpretabili come riedizioni di dinamiche familiari nevroticamente non elaborate, tali da indurre la ricerca di un amore esclusivo, che teme l’intrusione di chiunque distragga l’amato.
Ma la gelosia – come ci ricordano i due autori – prevede anche manifestazioni ben più problematiche, deliri, ruminazioni persecutorie, passaggi ad azioni violente, che possono aspirare l’esistenza in un vortice di tipo psicotico. A questa versione della gelosia, che si differenzia sul piano fenomenico in modo radicale da quella ordinaria (chiamata da Freud di concorrenza) è dedicata una delle sfide concettuali che attraversano il testo, e che riguarda la difficoltà di stabilire se il confine tra la gelosia normale e quella delirante stia nella emersione di quel problema in diversi punti di un unico continuum metapsicologico, se sia dunque una questione quantitativa, oppure sottenda a logiche e funzionamenti psichici incomparabili. Cosa separa la gelosia delirante in quanto ‘degenerazione’ parossistica del sentimento di rivalità da quelle manifestazioni soggettive che non condividono l’ordinarietà dei nostri tollerabili vissuti di competizione?
Su questo interrogativo i vari contributi del libro interpellano importanti autori, da Freud a Joan Riviere e Daniel Lagache a Melanie Klein a Jacques Lacan a Karl Jaspers a Wilfred Bion a Paul-Laurent Assoun, alcuni presentati come fonte diretta, altri commentati in articoli di assoluto rigore scientifico, i quali propongono prospettive teoriche differenti che compongono, nel loro insieme, una rassegna descrittiva della fenomenologia della gelosia davvero esauriente.
Per la sua chiarezza sistematica, il saggio di Freud costituisce ancora il più solido dei riferimenti (basti pensare all’ormai classica distinzione delle tre forme di gelosia, che contrappone alla ‘normalità’ di quella competitiva la morbosità delle altre due forme, proiettiva e delirante); altrettanto importanti, i contributi teorici di Jaon Riviere, che affronta la fantasia inconscia dominante di depredamento, dalla quale il soggetto si difende attraverso il meccanismo delle proiezioni e il conseguente sviluppo della gelosia, e di Lagache, che distingue fra gelosia reattiva, gelosia per sviluppo della personalità e gelosia per alterazione processuale, fermandosi sul labile confine che separa le gelosie ‘normali’ da quelle ‘patologiche’.
Con grande precisione, Stefania Napolitano scandisce in tre tempi il contributo sulla gelosia di Lacan, evidenziandone il legame tra la gelosia e gli stili d’amore, che definiscono il modo maschile e le strategie femminili dello stare al mondo, governate da una logica che nulla ha a che fare con la questione di genere. Le considerazioni di Massimiliano Sommantico sulla gelosia nel legame fraterno (in un’efficace raccolta delle teoresi dei più noti psicoanalisti) aggiungono al vasto materiale del libro un ulteriore punto d’osservazione, che permette di comprendere uno dei possibili punti d’insorgenza dell’odio geloso.
Coerentemente all’invito di Freud, che aveva esortato i suoi discepoli a rivolgersi ai poeti per ‘saperne di più’ su quei temi di fronte ai quali la sua ricerca si era arrestata (primo tra tutti – com’è noto – quello della femminilità), gli autori stabiliscono numerosi riferimenti alla letteratura, in particolare (ma non solo) a William Shakespeare e a Marcel Proust, autori capaci – attraverso il racconto delle vicende di alcuni dei loro personaggi – di illuminare aspetti della psiche, che spesso le considerazioni cliniche non riescono pienamente a cogliere.
Deliri letterari
Gli esempi di Iago, Otello, Swann (e molti altri meno conosciuti), commentati dagli autori del libro, rivelano la complessità delle dinamiche messe in atto dalla gelosia, ben oltre le semplificazioni psicologiste proposte dal dibattito pubblico. In conclusione, il saggio di Carmelo Colangelo muove dalle speculazioni di Jean-Jacques Rousseau sulla genesi della gelosia, dove vengono messi in risalto il legame tra questo affetto e lo sguardo, tra lo sviluppo dei sentimenti di possesso e di rivalità, insieme agli sguardi ‘incrociati e giudicanti’ delle prime adunanze umane. Attraverso la rilettura che Jean Starobinski propose dell’opera di Rousseau, Colangelo attualizza le riflessioni del filosofo svizzero segnalando le sue importanti indicazioni per trovare all’interno della gelosia stessa, in un procedimento di tipo omeopatico, le risorse utili per liberarsi di questa passione patologica.
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