Gelo Boschi-Orlando, Pd nel panico per l’ultimo show in commissione
Democrack Il clima interno si surriscalda. I fan renziani accusano il guardasigilli di «tradimento». Orfini: l’ex ministra e Renzi in commissione? Allora anche Draghi e tutti gli ex presidenti del consiglio
Democrack Il clima interno si surriscalda. I fan renziani accusano il guardasigilli di «tradimento». Orfini: l’ex ministra e Renzi in commissione? Allora anche Draghi e tutti gli ex presidenti del consiglio
Alle dieci di mattina il guardasigilli Orlando e la sottosegretaria Boschi si siedono allo stesso tavolo della Sala della Regina, a Montecitorio, dov’è in corso una conferenza sulla cooperazione tra le giurisdizioni superiori. I due non si salutano, non si guardano. Solo alla fine l’ex ministra, andando via, sfila davanti al collega e gli allunga una gelida stretta di mano. Orlando è fra i leader dem quello che si è esposto di più sul caso banche: la commissione è una delle «trappole» costruite dal gruppo dirigente Pd dove poi «siamo caduti dentro», ha detto nei giorni scorsi. Sul futuro di Maria Elena Boschi invece non è andato oltre un «credo che abbia i titoli per essere ricandidata e che questa vicenda non debba precluderlo» e «ognuno di noi deve valutare che contributo può dare alla campagna elettorale», dando voce ai dubbi che attraversano il partito dall’alto verso il basso e ritorno. Ma pubblicamente tutti fanno quadrato intorno alla sottosegretaria. E a Orlando tanto (poco) basta per essere accusato di alto tradimento «dai fan di Renzi», racconta lo stesso guardasigilli su facebook. Renzi, del resto, ieri dal Corriere con lui era stato severo: «Fossi Andrea mi preoccuperei di darci una mano, non di alimentare le polemiche».
CHE IERI OGGI E DOMANI, con le audizioni rispettivamente del ministro Padoan, del governatore di Bankitalia Visco e dell’ex ad di Unicredit Ghizzoni, sarebbero state tre giornate di fuoco per il Pd era largamente previsto al Nazareno. Ma le ripercussioni nel gruppo dirigente vanno oltre le aspettative. Il ministro Delrio, tirato in ballo da Padoan durante l’audizione (in realtà in risposta a una domanda del senatore Augello) si «contraria», e non poco. « Non ho autorizzato nessuno anche perché nessuno mi ha chiesto l’autorizzazione», (ad avere colloqui sul caso Etruria) dice Padoan. Suona come una presa di distanza da Boschi e Delrio, che invece di colloqui ne hanno avuti. Dal Nazareno si decide di non attaccare pubblicamente Padoan. Ma Matteo Orfini dice a Huffington post: «Ci mancherebbe che il ministero dell’Economia debba autorizzare i ministri a occuparsi delle crisi delle banche nei loro collegi di competenza: sarebbe una violazione delle regole stabilite in Costituzione».
MESSAGGIO CHIARO, PERFETTO interprete del giudizio del segretario. Alla fine il Mef è costretto a precisare: «Richieste di autorizzazione come quelle ipotizzate nel corso dell’audizione non sono plausibili e come ha risposto il ministro Padoan non sono state formulate». Nessuna presa di distanza, dunque, dai due ministri, ogni interpretazione di questo tipo è «strumentale».
Orfini per la verità va oltre e avverte che se M5S e Leu insistono a voler convocare Boschi in commissione, «allora si convochi anche Draghi», «E se si vuole ascoltare Renzi, allora bisognerà convocare tutti gli ex presidenti del consiglio». La prima ipotesi è sgraditissima al Colle, la seconda agli ex Pd: significherebbe mettere in mezzo Letta. Forse perfino D’Alema. Ma sono solo schermaglie: le audizioni sono chiuse, al Pd non resta che attrezzarsi a attaccare in quella di oggi (Visco), e difendersi in quella di domani (Ghizzoni). Sperando che alla fine dell’anno tutte le polemiche siano depotenziate. E che poi l’Epifania le porti via.
INTANTO AL NAZARENO si consuma una giornata di consultazioni sulla campagna elettorale. Le liste sono in alto mare, si lavora al delicato scacchiere tra uninominale e proporzionale. Per Renzi sempre più probabile la candidatura al senato a Firenze 1, dove spera nello scontro diretto con Matteo Salvini. Per Boschi c’è il collegio di Arezzo, qualsiasi passo indietro potrebbe sembrare un’ammissione di debolezza. Ma da lì, dove la crisi di Banca Etruria ha colpito forte, arrivano malumori e dubbi. Boschi non è gradita neanche nel ventilato collegio di Bolzano, dove la sola ipotesi di vederla catapultata in lista ha fatto partire una raccolta di firme contro.
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