Gb, caos negli aeroporti. Low-cost senza equipaggi
Scaricabarile tra governo e compagnie. L’ad di Ryanair, Michael O’Leary, chiede l’intervento dell’esercito britannico
Scaricabarile tra governo e compagnie. L’ad di Ryanair, Michael O’Leary, chiede l’intervento dell’esercito britannico
Ci sono caos diffuso e molteplici ritardi negli aeroporti – e nei porti – britannici. La sovrapposizione di super-weekend giubilare e vacanze di half-term – entrambi adocchiati come sospirata possibilità di rimettersi in viaggio dopo la cattività virale – stanno mettendo a dura prova l’industria turistica nazionale da almeno una settimana.
COMPAGNIE low-cost come EasyJet, Ryanair, Wizz Air e Tui (operatore che vende pacchetti vacanziferi in località mediterranee) hanno cancellato centinaia di voli negli ultimi tre giorni a ritmo di ventiquattro al dì. E si prevede che altri duecento ne saranno cancellati nei prossimi dieci giorni. Si teme inoltre che i rallentamenti e le cancellazioni andranno avanti per mesi. Scene caotiche e lunghe code si susseguono in molti aeroporti, tra cui i londinesi Heathrow, Gatwick, e Stansted; ma anche in quelli di Bristol, Sheffield, Birmingham e Manchester, con centinaia di passeggeri costretti ad attendere in file di anche cinque ore per le procedure di imbarco. Chi non ce la fa a stare in piedi per essersi visto cancellare la propria tratta, magari due volte di seguito, si sdraia sul posto, prima di risolversi a tornarsene a casa tra la contrarietà degli adulti e la delusione e la stanchezza dei bambini.
I passeggeri afflitti sono decine di migliaia. In un’occorrenza in bilico fra farsa e tragedia, un esasperato pilota della compagnia Tui si è rimboccato le maniche per caricare lui stesso i bagagli dei suoi passeggeri. Le compagnie si appellano ai clienti per misericordia, e li invitano caldamente a viaggiare con il solo bagaglio a mano, pur di snellire le procedure. Mentre l’ad di Ryanair, Michael O’Leary, chiede addirittura l’intervento dell’esercito.
DUE DEI COLPEVOLI più in vista, le succitate EasyJet e Tui, ma anche la compagnia di bandiera British Airways, si sono trovate alle prese con una cronica carenza di equipaggi – molti hanno mollato la professione o sono stati licenziati dopo la veglia forzata del Covid – e aeromobili. Le cause sono molteplici, e sovrapposte. L’ira dei clienti sta puntualmente innescando il ben noto scaricabarile: il governo accusa le compagnie di aver venduto più biglietti delle effettive loro capacità; queste ribattono contro-accusando il governo di non aver ricevuto sussidi che li aiutassero a restare operativi, né loro né i propri dipendenti. Ci sono poi carenze nel personale aeroportuale dovute a Brexit; e problemi al controllo del traffico aereo in Europa. Di certo le compagnie aeree e turistiche si sono lasciate prendere la mano eccedendo in ottimismo – e avidità – nel voler a tutti i costi lasciarsi alle spalle l’horror vacui dei mesi scorsi. E si sarebbero, quindi, abbandonate all’overbooking.
DEL RESTO, simili problemi si erano già palesati in occasione del break pasquale, anche se non in tal misura. Secondo Sharon Graham del sindacato Unite, intervistata dal Financial Times, le compagnie aeree «raccolgono quello che hanno seminato».
Ritardi e disfunzioni non risparmiano le rotaie – anche l’Eurostar che collega la capitale con Parigi e Bruxelles ha subito ritardi – e il porto di Dover, piagato già ormai da tempo dai rallentamenti dovuti alle procedure doganali che interessano soprattutto i camion: anche qui file chilometriche attanagliano i vacanzieri, mentre la costa meridionale del Kent si intasa di veicoli. Ad aggravare la situazione, le difficoltà del massimo operatore di traghetti, la P&O, che dopo aver messo alla porta centinaia di lavoratori nelle scorse settimane, effettua ora un servizio ridotto avendo un natante fuori uso. Nel complesso, si teme che i disagi si protrarranno ben oltre l’estate.
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