Gaza, lo scontro tra Israele e Hamas è solo rinviato
Territori occupati Si è conclusa senza le conseguenze temute alla vigilia la nuova manifestazione contro il blocco israeliano di Gaza. Intanto Israele mette a punto i piani di attacco all'Iran
Territori occupati Si è conclusa senza le conseguenze temute alla vigilia la nuova manifestazione contro il blocco israeliano di Gaza. Intanto Israele mette a punto i piani di attacco all'Iran
Le centinaia di «gilet gialli» schierati da Hamas, su pressione dell’Egitto, non hanno fatto molto per contenere i manifestanti che ieri a migliaia si sono radunati a Khouza e a est di Khan Yunis per protestare contro il blocco israeliano della Striscia di Gaza. In ogni caso la protesta non è sfociata nel tragico bilancio che aveva segnato quella di sabato quando decine di palestinesi sono stati feriti dal fuoco dei cecchini israeliani – un ferito, Osama Khaled Duaij di Jabaliya, è spirato ieri all’alba in ospedale – e un soldato è stato colpito alla testa da un proiettile esploso da un palestinese armato di una pistola. Ieri cinque manifestanti sono stati feriti da proiettili veri e due da proiettili rivestiti di gomma. I militari israeliani schierati in gran numero lungo le linee di demarcazione con Gaza hanno fatto uso abbondante soprattutto di gas lacrimogeno.
Non c’è stata l’ennesima strage ma la tensione resta molto alta. «Le attività popolari a Gaza aumenteranno fino a quando il nostro popolo non otterrà i suoi diritti giusti e legittimi e l’occupazione non avrà altra scelta che sottomettersi e rompere l’assedio», ha avvertito il portavoce di Hamas Abd al-Latif al-Qanou. La possibilità di una nuova escalation militare, perciò, resta concreta perché nessuno dei nodi del confronto è stato sciolto dallo scorso maggio a oggi. La mediazione egiziana non ha ottenuto nulla riguardo la fine del blocco israeliano di Gaza e di fatto si limita ad intimare ad Hamas di non andare a un nuovo scontro armato. Ad aggiungere benzina sul fuoco sono ora anche gli abitanti delle località israeliane adiacenti a Gaza che invocano il pugno di ferro contro i palestinesi che lanciano palloncini incendiari. Ieri a decine hanno bloccato le strade per impedire il transito al convoglio di automezzi carichi di generi di prima necessità e altre merci dirette al valico di Kerem Shalom da dove si accede a Gaza. La protesta è durata poco ma dovesse arrivare in futuro a fermare sul serio gli aiuti per gli oltre due milioni di palestinesi della Striscia, finirebbe inevitabilmente per innescare uno scontro militare.
Per una guerra sempre più possibile lungo le linee tra Gaza e Israele, un’altra è in via di preparazione. Poche ore prima dell’incontro previsto oggi alla Casa Bianca tra il premier israeliano Naftali Bennett e il presidente Joe Biden, è sceso in campo il capo di stato maggiore israeliano Aviv Kochavi per annunciare pubblicamente che le forze armate ai suoi ordini hanno accelerato l’attuazione di nuovi piani operativi contro l’Iran e che da tempo vengono sferrati attacchi una volta ogni due settimane. Gli attacchi, ha spiegato, sono effettuati utilizzando missili, sia in mare che in territorio siriano. Infine, ha negato che Damasco sia in grado, come sostengono più parti, di abbattere i missili lanciati dagli aerei israeliani. Poco dopo le dichiarazioni fatte da Kochavi, l’esercito ha fatto sapere che il capo della divisione strategica, il generale Tal Kalman, sta mettendo a punto un possibile piano per attaccare le centrali nucleari e i siti missilistici dell’Iran.
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