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Gaza davanti al baratro di un’altra offensiva militare israeliana

Gaza davanti al baratro di un’altra offensiva militare israelianaGaza nel 2014 dopo l'offensiva Margine Protettivo – Robert Tait

Israele/Palestina Non cessano gli scontri lungo le linee di confine. Israele prosegue le sue incursioni alla ricerca di tunnel e i suoi raid aerei hanno ucciso una donna e ferito altri quattro palestinesi. Hamas condanna e risponde con colpi di mortaio

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 6 maggio 2016
Michele GiorgioGERUSALEMME

Aveva annunciato il ritorno della calma Musa Abu Marzouk, uno dei leader di Hamas, riferendo dell’intervento dell’Egitto per fermare gli scontri a fuoco lungo le linee tra Gaza e Israele e i raid aerei che ieri hanno fatto un morto, una donna, Jana al Amour, e quattro feriti, tra i quali tre bimbi. Le sue parole sono state smentite quasi subito. La tensione continua a salire. Gaza è di nuovo sull’orlo del baratro. L’aviazione israeliana ieri ha bombardato l’area Abu al-Rus, nella parte orientale di Rafah e la zona orientale di Khan Yunis. In precedenza erano stati colpiti un negozio di fabbro nel quartiere al-Zaytoun (Gaza city), uno spazio aperto sulla collinetta al Sorany e una postazione del movimento islamico a Beit Lahiya. Attacchi che Israele descrive come una risposta ai colpi di mortaio sparati mercoledì e ieri dai palestinesi contro le sue truppe al confine.

L’escalation è cominciata da qualche giorno. Blindati e bulldozer israeliani effettuano incursioni all’interno della Striscia per eliminare, questa è la motivazione ufficiale, vegetazione che potrebbe offrire un riparo a chi intende lanciare razzi o sparare contro le postazioni militari lungo il confine. In poche ore la gente di Gaza si è ritrovata davanti alla prospettiva di un’altra offensiva militare come quella dell’estate 2014. Mercoledì il fuoco israeliano ad un certo punto si è fatto così intenso da spingere il ministero dell’istruzione di Gaza a chiudere due scuole, la Subhi Abu Karsh e la Beit Dajan, a Est di Shujayea. Ieri un’altra incursione, nella zona di Beit Hanun, dove sono entrati due bulldozer militari ed due blindati. Poco dopo Israele ha annunciato di aver scoperto una galleria sotterranea a 28 metri di profondità, non lontana da quella che è stata individuata il mese scorso. L’annuncio è giunto qualche ora prima di un altro comunicato dell’Esercito e dei servizi segreti. I comandi militari hanno detto che un palestinese arrestato un mese fa, Mahmoud Atawnah, di Jabaliya, membro dell’ala militare di Hamas (Izz din al Qassam) ed “esperto di tunnel”, ha fornito durante gli interrogatori informazioni di grande importanza per individuare la rete di gallerie sotterranee, le case dove verrebbero nascoste le aperture dei tunnel e dettagli su strumenti e materiali che il movimento islamico userebbe negli scavi.

Tel Aviv sostiene che Atawnah fu fermato mentre cercava di oltrepassare la recinzione tra Gaza e Israele, in possesso di due coltelli, con l’intenzione di accoltellare israeliani. Una versione che lascia perplessi. Conoscendo la preparazione militare e la disciplina dei membri di Izz din al Qassam, è strano che Atawnah abbia progettato un’azione tanto velleitaria, senza armi da fuoco. Tenendo conto dei dispositivi di sorveglianza lungo le linee tra Gaza e Israele, certo sapeva che il suo tentativo era destinato al fallimento sicuro. Più credibile è quanto dicono fonti di Gaza. Il palestinese, che effettivamente apparteneva all’ala militare di Hamas, con ogni probabilità operava come una spia di Israele nella struttura più segreta del movimento islamico. Dopo aver completato il suo compito, o forse perchè era sul punto di essere scoperto, ha chiesto di lasciare Gaza. Da qui la messinscena. E’ una modalità che lo Shin Bet israeliano, il servizio segreto interno, usa da lungo tempo. Più di venti anni fa, quando furono firmati gli accordi di Oslo, Israele trasferirì nel suo territorio, a Nazareth, Lod e altre città con popolazione palestinese (araba), dozzine, forse centinaia, di collaborazionisti con le loro famiglie. A Dahaniyeh, dove è poi stato costruito l’aeroporto di Rafah (non operativo dal 2000 e colpito decine di volte dall’esercito israeliano), esisteva un “villaggio di collaborazionisti”, abitato da palestinesi di Gaza e da beduini del Sinai che avevano passato informazioni all”occupante israeliano prima della restituzione della penisola all’Egitto dopo gli accordi di Camp David.

E’ possibile, spiegano ancora a Gaza, che la contropartita ottenuta da Awatnah per le sue informazioni sia stata la possibilità di lasciare la Striscia e di andare in un altro Paese a godersi i soldi avuti da Israele. A inizio anno Hamas aveva fucilato un altro membro di Izz din al Qassam accusato di essere una spia (ma a Gaza danno altre motivazioni). Se così fosse per il movimento islamico è un problema serio: la sua struttura militare non è più impenetrabile. La gente di Gaza intanto segue con preoccupazione gli sviluppi lungo le linee di confine, con il timore che i bombardamenti di questi giorni siano il preeludio di una nuova ampia offensiva militare israeliana.

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