La quadratura del cerchio per includere il gas e il nucleare almeno tra le energie di transizione verso la neutralità carbone promessa dal Green Deal nel 2050 dovrebbe essere annunciata il 18 gennaio prossimo. La cosiddetta “tassonomia” europea, che ha lo scopo di indirizzare gli investimenti verso le energie durevoli, avrebbe dovuto essere completata in questo mese di dicembre, perché una prima parte del pacchetto entra in vigore il 1° gennaio prossimo (riguarda l’adattamento e l’attenuazione del cambiamento climatico in vari settori di attività, dal trasporto marittimo alla costruzione di auto).

Ma i 27, in preda al panico per l’aumento del prezzo dell’energia, hanno difficoltà a mettersi d’accordo sul destino del gas naturale e del nucleare. Sono stati definiti 6 obiettivi ambientali: per considerare “verde” un finanziamento dovrà essere rispettato almeno uno di questi obiettivi, contemporaneamente al principio do not harm (non nuocere) per gli altri 5. La tassonomia avrà un ruolo importante per riorientare gli investimenti, tenuto conto che oggi solo il 2% dell’economia europea rispetta i criteri dell’eco-sostenibilità.

La quadratura del cerchio proposta dalla Commissione è stata riassunta dalla presidente Ursula von der Leyen: «Abbiamo bisogno di più energie rinnovabili. Sono meno care, non generano emissioni di Co2 e sono locali. Abbiamo egualmente bisogno di fonti di energia stabili, cioè del nucleare, e di fonti di energia per la transizione, cioè del gas».

Sul nucleare, l’Europa è molto divisa. La Francia, che dal 1° gennaio assume la presidenza semestrale della Ue, guida uno schieramento di una dozzina di paesi (molti dell’est) che intendono inserire il nucleare nella tassonomia, almeno come energia di transizione, fino al 2040-50 (ma alcuni premono perché venga considerata “verde” a pieno titolo). L’Onu, nei Pri (principi di investimenti responsabili) suggerisce al contrario di escludere il nucleare – e il gas – dalla lista delle energie durevoli e sostenibili. La soluzione potrebbe essere di dividere il settore nucleare in tre attività: approvvigionamento del combustibile, produzione e scorie, separando quindi i rischi di incidenti e di residui radioattivi, per salvare la parte che riguarda la produzione di energia.

Ma l’Austria minaccia di denunciare la Commissione se il nucleare passa nella tassonomia. Anche Irlanda e Lussemburgo sono molto ostili, alla Cop26 di Glasgow c’è stata una coalizione tra questi stati con Danimarca e anche Spagna contro il nucleare. Vi ha aderito anche la Germania, che sta per uscire da questa fonte di energia. In Belgio, dove il 40% dell’elettricità deriva dal nucleare, i diversi partiti al governo si sono messi d’accordo per prendere una decisione definitiva a marzo, quando potrebbe venire approvata la chiusura di 7 reattori entro il 2025, mentre resterebbe aperta l’ipotesi di prolungare la vita di due centrali e di prevedere investimenti per piccoli reattori modulari.

Sul gas, c’è uno schieramento di una decina di paesi dell’est che preme per considerarla un’energia di transizione indispensabile per uscire dal carbone. La Germania è in bilico, nel contratto di governo “semaforo” tra Spd, liberali e verdi non è stata affrontata la spinosa questione della pipeline North Stream 2, che è in attesa dell’approvazione del regolatore (non prima di giugno). Emmanuel Macron cerca un’intesa con Olaf Scholz: sì al nucleare, che permette “sovranità” europea, in cambio di un via libera, sotto condizioni, al gas, che comporta dipendenza da paesi a rischio (a cominciare dalla Russia). Il gas potrebbe essere sottoposto a condizioni drastiche per entrare nelle energie di transizione e rispettare emissioni di Co2 inferiori a 100 grammi per kwh.