Come ha fatto Luigi Di Maio ad accettare che Roberto Garofoli, l’avversario numero uno del Movimento 5 Stelle nell’autunno del loro primo governo, 2018, la «manina» che secondo i grillini aveva spostato risorse dalla legge di bilancio gialloverde, favorendo di nascosto gli amici (la Croce Rossa, secondo le accuse del Fatto) e contemporaneamente penalizzando il reddito di cittadinanza, come ha fatto Di Maio a ingoiare che quel nemico giurato del grillismo dei balconi possa adesso occupare una delle caselle più importanti del nuovo governo, quella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio? Perché è lì che siederà Roberto Garofoli, uscito dimissionario...