Garavaglia ci prova: servono i voucher. Clausole sociali salve nella Delega
Una spiaggia di Rimini piena di ombrelloni dall'alto – Foto LaPresse
Lavoro

Garavaglia ci prova: servono i voucher. Clausole sociali salve nella Delega

Turismo e Appalti Il ministro leghista rilancia i buoni lavoro. Emendamento voluto dai sindacati ripristina l'obbligatorietà nei bandi pubblici tolta dal governo

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 13 maggio 2022

Un blitz sventato, un altro in preparazione. Con l’avvicinarsi dell’estate il tema del lavoro diventa sempre più a rischio. Se il parlamento ha corretto il governo, tornando a prevedere l’obbligo di clausole sociali negli appalti pubblici – che nel testo della legge Delega era diventato «facoltativo» – , il ministro leghista del Turismo Garavaglia rilancia i famigerati voucher, (quasi) cancellati dal governo Gentiloni nel 2017 pur di non far votare il referendum aboragativo voluto dalla Cgil.

Massimo Garavaglia vuole ovviare ai – da lui stimati- 300 mila posti vacanti nel turismo «reintroducendo i voucher», i buoni lavoro, puntando sul falso motto: «sempre meglio che lavorare in nero». «Il ritorno al turismo dei voucher sarebbe una sciagura per il settore – commenta Fabrizio Russo, segretario nazionale Filcams Cgil – non servono scorciatoie, né il recupero di strumenti che hanno alimentato illegalità e precarietà: soltanto con un’occupazione stabile, regolare e dignitosa è possibile rilanciare l’industria turistica».

Nel frattempo il sindacato festeggia gli effetti delle sue pressioni sul parlamento. Un emendamento Pd in commissione Ambiente sulla delega Appalti ha reintrodotto l’obbligo della clausola sociale – la norma che tutela i lavoratori in caso di cambio di appalto – dopo che nel testo presentato al Senato il governo aveva inserito «la facoltà di inserire le clausole sociali nei bandi di gara». «Il lavoro buono è anche questo: tutele per lavoratrici e lavoratori nei cambi appalto», ha commentato il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

La norma prevede che siano indicati, «come requisiti necessari o premiali dell’offerta», una serie di criteri orientati, fra l’altro, a promuovere la stabilità occupazionale, a garantire l’applicazione dei contratti collettivi nazionali e territoriali di settore, a incentivare le pari opportunità generazionali e di genere nonché l’inclusione lavorativa dei disabili. Le clausole sociali ora si estendono anche alle persone in condizione di svantaggio o disagio socio-economico. Tutte soluzioni pensate per far rispettare standard che spesso gli stessi sindacati faticano a fare osservare, anche in casi di appalti con committenti pubblici.

«Ora i decreti attuativi dovranno essere coerenti con i paletti messi: principio della non derogabilità delle misure a tutela del lavoro, della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare», commenta soddisfatto il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi.

«È il frutto di un positivo ascolto che le forze politiche di maggioranza hanno fatto del grido di allarme che era risuonato forte da parte delle lavoratrici e dei lavoratori degli appalti, a partire da quelli ad alta intensità di manodopera come sanità, scuola, uffici pubblici, svolgendo servizi fondamentali come le pulizie, la sanificazione, le mense e la vigilanza», commenta Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale Filcams Cgil.

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