La notizia ha fatto molto discutere: gli Hedge Funds, fondi speculativi per eccellenza, vengono battuti a Wall Street con le loro stesse armi da piccoli investitori organizzatisi nel social network Reddit, facendo trading attraverso la piattaforma Robin Hood. Gli Hedge avevano aperto posizioni «short» scommettendo sul calo delle azioni del colosso dei videogiochi GameStop, i piccoli trader, guidati dalle previsioni degli opinion leader del social network, hanno fatto la scelta opposta valutando il prezzo delle azioni GameStop comunque troppo basso, nonostante la crisi aziendale.

Nel gioco di forza tra vendite indotte dalla scelta degli Hedge e acquisti prodotti dalle scelte maturate su Reddit vince la seconda. Risultato: decine di miliardi di perdite per i colossi della finanza speculativa. Abbiamo riassunto all’osso i fatti e molti sono stati gli interventi che hanno deciso di sottolineare il potenziale di tale dinamica o al contrario che hanno preferito metterne in luce le problematicità. Non vogliamo dare un ulteriore contributo a questo interessante dibattito, sicuramente siamo tra coloro che, pur guardando con curiosità alla vicenda, non si illudono che questa disputa prefiguri nuove forme di capitalismo popolare più giuste e democratiche.

Ciò su cui vorremmo riflettere è l’incredibile reazione tra i commentatori finanziari ed economisti main stream cresciuti a pane e liberismo. La retorica per condannare l’accaduto si concentra prevalentemente su due questioni: la qualità delle informazioni veicolate sui social che inquinerebbe un mercato finanziario in cui agiscono specialisti guidati da sapienza previsionale, l’irrazionalità economica dei moventi all’agire dei piccoli trader non sempre guidati dalla sacra logica del profitto a breve termine. Il risultato in ultima istanza sarebbe lo stesso, incrinare la razionalità dei mercati finanziari e la loro trasparenza.

Sulla qualità delle informazioni e le accuse, spesso arroganti, di diseducazione o analfabetismo finanziario dei piccoli investitori, ci sembra pesi un grande rimosso. Non si considerano cioè quei soggetti che concentrano le informazioni, il loro conseguente potere manipolatorio o, perlomeno, d’indirizzo. Basti pensare al ruolo delle agenzie di rating. Non solo, la concentrazione finanziaria vede proprio nei fondi speculativi l’esempio più evidente di player in grado di fare profezie che si autoavverano, di fare il mercato più che prevederlo, condizionando i comportamenti degli altri operatori grazie alla loro enorme potenza di fuoco.

Arriviamo così alla presunta razionalità del mercato. Quello che è stato definito a giusto titolo casinò finanziario è fondato su molteplici e, molto spesso, assurde scommesse. Un esempio? Una posizione short si attiva quando un operatore finanziario vende azioni che non ha, «vende allo scoperto» in gergo borsistico, puntando sulla caduta di un titolo prima di «chiudere la posizione», contribuendo di fatto a provocarla: razionale no? L’attività produttiva mondiale come farebbe a sopravvivere se si vietasse questa pratica? E che dire della recente crescita degli indici di borsa durante la più grande crisi economica mondiale dal 1929? Ovviamente il problema sono i piccoli trader ignoranti e facilmente soggiogabili che comprano azioni sopravvalutate in un mercato che segue una logica evidente.

E che dire dei paradisi fiscali o dei prodotti derivati chiamati Over The Counter che sfuggono alla contrattazione pubblica e che hanno valori multipli l’intero Pil mondiale? E il sistema bancario ombra? Ma il problema delle regole, della razionalità delle scelte e della trasparenza del mercato viene sollevato solo dopo la vicenda GameStop. Forse come proposto dall’economista francese Francois Morin bisognerebbe incominciare a immaginare «un mondo senza Wall Street». Un progetto, che egli stesso ammette utopico, ma che dovremmo tentare di rendere «il più realistico possibile».