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«Game over». Roma in piazza contro i tagli

«Game over». Roma in piazza contro i tagliRoma, sciopero dei dipendenti comunali – Attilio Cristini

Campidoglio Scioperano e manifestano maestre d’asilo, vigili urbani, dipendenti dei municipi, delle biblioteche e dei musei. «Incomprensibile», secondo il sindaco Marino, che arriva in bicicletta. Ma il Pd è con la piazza

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 7 giugno 2014

Il primo giorno di estate arriva nella capitale. Il sole e l’afa costringono i lavoratori in sciopero e i turisti ad accalcarsi attorno alle fontanelle, a cercare riparo all’ombra dei portici di piazza del Campidoglio. Su Roma splende il sole ma ancora nubi si addensano sul Palazzo Senatorio e sulla giunta di Ignazio Marino: ieri per la prima volta tutti i dipendenti del comune di Roma sono scesi in piazza astenendosi dal lavoro per difendere il cosiddetto “salario accessorio”. Maestre d’asilo, vigili urbani, dipendenti dei municipi, degli uffici capitolini, quelli delle biblioteche e dei musei, tutti a braccia incrociate per difendere le proprie condizioni salariali. Bandiere di Cgil, Cisl e Uil e di alcuni sindacati autonomi, fischietti, striscioni e cartelli fai da te; in apertura della manifestazione che ha sfilato da Bocca della Verità al Campidoglio lo striscione unitario dei sindacati «Game over insert coin to continue… salario, diritti, dignità per garantire servizi ai cittadini».

«Guadagno 1200 euro al mese, ho due figli e un affitto. Se mi tolgono i 200 euro e qualcosa di salario accessorio non so come sopravvivere – racconta Sandra, maestra d’asilo – Già lavoriamo in strutture sovraffollate, con scarsi mezzi a far fronte ai tagli e ai bisogni delle famiglie e dei bambini». E’ quello che raccontano anche i vigili urbani, che con la loro assenza hanno mandato in tilt il traffico, e i lavoratori dell’amministrazione che non ci stanno a essere descritti come fannulloni: «Ma quale assenteisti! Ma quali privilegiati! – si infervora Stefano, impiegato nell’VIII municipio – con i nostri straordinari mandiamo avanti tutta la baracca, permettiamo ai cittadini di svolgere le loro pratiche e alla macchina di non incepparsi. Il contratto è fermo ma la vita costa di più, se ci tolgono il salario accessorio faremo la fame. Marino ci deve ascoltare, Renzi o chi per lui al governo ci aiuti a trovare una soluzione».

Lo scontro tra sindacati e sindaco, dopo giorni di dichiarazioni al vetriolo, non si fa più morbido. «Una manifestazione imponente, sono state ben comprese le ragioni poste dal sindacato nella trattativa. Sindaco e giunta riflettano di fronte a questa risposta dei lavoratori di Roma e archivino polemiche e chiusure», dice il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Claudio Di Berardino, lanciando la palla anche al governo, «per cambiare le norme e rinnovare il contratto decentrato e parallelamente tener conto delle necessità della città, lasciando alle spalle i risultati dei Fori e di Malagrotta».

Dal canto suo Ignazio Marino, che nei giorni scorsi aveva parlato di «scelte incomprensibili» da parte del sindacato, accusato di «non fare gli interessi dei lavoratori», non teme la piazza. Arriva in bicicletta, si fa vedere e saluta con la mano, sorride. In cambio riceve cori, fischi e qualche insulto. «I dipendenti che oggi scioperano e sono in piazza hanno regolarmente ricevuto il loro salario accessorio», incalza Marino a Radio24, per confermare poi l’impegno a inserire in bilancio gli oltre 70 milioni per soddisfare il salario aggiuntivo e a ripristinare la legalità proteggendo le condizioni salariali.

Il “salario accessorio” altro non è che che una ulteriore retribuzione in busta paga connessa a obiettivi di produzione o mansioni aggiuntive svolte dal lavoratore. A Roma invece, a fronte anche di una condizione contrattuale bloccata, l’amministrazione lo ha usato in questi anni in maniera “indiscriminata” per garantire un aumento in busta paga. Poi arriva una relazione del Mef redatta dopo un’indagine svolta dallo scorso ottobre a gennaio sulle casse e la macchina di Roma Capitale. Il ministero punta il dito, tra l’altro, proprio sulla gestione “a pioggia” del salario accessorio. Stesso rilievo veniva fatto nel luglio del 2008, quando in Campidoglio c’era Alemanno, dalla Corte dei Conti.

Ma lo sciopero dei dipendenti comunali fa esplodere anche le contraddizioni interne al Partito democratico romano, in subbuglio e rissoso dopo lo tsunami Renzi, tanto che a bassa voce gli ambienti vicini al sindaco non esitano a parlare di una strumentalizzazione della vicenda per colpire proprio Marino, alla vigilia di un probabile rimpasto di giunta. Il capogruppo Francesco D’Ausilio ha schierato il partito con la piazza: «Ho appoggiato la manifestazione dei dipendenti capitolini perché, come più volte ribadito, siamo al loro fianco e sosteniamo le loro apprensioni sul salario accessorio. Lo sciopero è riuscito con un’altissima percentuale, segno che le preoccupazioni dei lavoratori vanno comprese come ha anche dichiarato il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia». A chiedere di riaprire un tavolo di discussione anche il capogruppo di Sel Gianluca Peciola : «Il salario accessorio non si tocca. Abbiamo trovato le risorse nel bilancio 2014 – spiega – ma abbiamo il compito di trovare una soluzione che fornisca risposte certe ai dipendenti capitolini. Bisogna ascoltare la loro voce per stabilire i criteri di retribuzione del salario accessorio».

Sullo sfondo il grande non detto: i vincoli di spesa e di rientro del bilancio messi in campo dal cosiddetto Salva Roma.

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