Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams, martedì parte a Rimini il vostro 16esimo congresso con cui si chiuderanno i suoi otto anni di mandato alla guida della categoria che riunisce i lavoratori del commercio, dei servizi e del turismo della Cgil.
Sono stati otto anni importanti. Il Covid ha colpito forte soprattutto i nostri settori ma noi siamo riusciti a portare avanti grandi sperimentazioni nei territori. Siamo stati sindacato di strada per raggiungere e stare vicini ai lavoratori del turismo sulle spiagge d’estate e sulle montagne in inverno. La Filcams arriva al congresso coesa e forte e ciò consentirà di dare continuità al progetto portato avanti dalla mia segreteria.

La segretaria generle della Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli

Sul piano contrattuale nei tanti settori che seguite l’inflazione sta colpendo duramente, siete riusciti a difendere i lavoratori?
Il problema principale è stato il ritardo nel rinnovare i contratti. Abbiamo il caso limite della Vigilanza privata: il contratto è scaduto da ben 7 anni. Proprio in questi giorni sveleremo che siamo noi ad aver tappezzato gli autobus delle città con la campagna pubblicitaria “Chi protegge chi protegge?” che ricorda come da 2.588 giorni le guardie giurate non hanno il contratto e continuano a lavorare fino a 72 ore a settimana con 8 suicidi nel solo 2022. Le imprese del settore continuano a rifiutare proposte minime per tutelare lavoratori che guadagnano poco meno di mille euro al mese. È inaccettabile. In generale, più la contrattazione rallenta meno sono gli spazi per migliorare le condizioni dei lavoratori. Il nostro primo obiettivo è stato e sarà far uscire più persone possibile dalla condizione attuale di lavoro povero.

Nei vostri settori, dalle cassiere all’abbigliamento, dalle mense agli appalti dei servizi, prolifera il fenomeno del part time involontario: lavoratori costretti a fare poche ore alla settimana con salari da fame, tagliati dall’inflazione record.
La tendenza da parte delle aziende di un uso strutturale del lavoro part time va avanti da oltre dieci anni. Oramai siamo davanti a una strategia precisa di organizzazione delle imprese e negli appalti pubblici e privati che preferiscono fare largo uso del part time per risparmiare sul costo del lavoro. Una situazione insostenibile che colpisce soprattutto giovani e donne. Anche qui il contratto del Terziario non è rinnovato da tre anni e non abbiamo potuto migliorare la situazione.

Si riuscirà a invertire la tendenza e rimettere al centro il tempo pieno?
Quasi tutti i contratti nazionali prevedono dei tetti al lavoro part time sebbene con valori diversi. Il problema è che poi le imprese riescono comunque ad utilizzare in modo sistematico la flessibilità, imponendo lo straordinario, l’orario supplementare e il cambio orario. Siamo riusciti a fare passi avanti per esempio prevedendo che il «part time week end», i contratti che prevedono che si lavori solo sabato e domenica, possano essere utilizzati solo per gli studenti, mentre per chi ha part time verticale ciclico, come le lavoratrici delle mense delle scuole che sono chiude d’estate, abbiamo spuntato un Fondo di sostegno al reddito e la possibilità che possano usufruire della Naspi durante i mesi estivi. Detto questo, dovremmo contrattare forme che incentivino il «tempo pieno» nel contratto nazionale perché, a parte grandi gruppi della distribuzione, nei nostri settori dominano le piccole imprese che non prevedono contrattazione di secondo livello. Servono poi leggi e norme generali per combattere più efficacemente il part time involontario.

Voi siete la categoria della Cgil con più iscritti. Come considerate il congresso, in gran parte unitario, che a marzo sempre a Rimini rieleggerà Maurizio Landini a segretario generale?
La Cgil è l’unica grande organizzazione che, in un quadro di crollo della partecipazione, mantiene un esercizio democratico: ogni quattro anni si rimette tutto in discussione. La partecipazione dei lavoratori e dei delegati è stata larga e di buon livello. I temi della pace, del rispetto delle donne a partire dall’Iran, della matrice antifascista e della sostenibilità ambientale si sono uniti a quelli più specifici della radice solidaristica con la priorità della lotta al precariato.