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G20 Salute (e soldi) in Italia, città già in corsa

G20 Salute (e soldi) in Italia, città già in corsaMurale di Lapo Fatai davanti all’ospedale San Luca di Milano – Ap

Il Global Health Summit sarà per la prima volta in Italia nel 2021, dedicato al Covid-19. Ed è cominciata la sfida tra le sedi candidate. Padova e il cartello Milano, Bergamo e Lodi gareggiano con Roma. Ma Raggi tace

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 20 settembre 2020

Nemmeno il tempo, per il premier Giuseppe Conte, di dirsi «felice di ospitare come Presidenza italiana del G20 nel 2021 il Global Health Summit con Ursula von der Leyen», all’indomani dell’annuncio della presidente della commissione Ue, che già si accende la contesa per la sede dell’importante vertice mondiale che per la prima volta si terrà in Italia l’anno prossimo. Se da un lato ci sarebbe Roma, la Capitale, sede naturale di qualunque Paese, purché sia coeso, dall’altra c’è Milano che, dopo aver vinto la sfida con Torino come candidata italiana per ospitare il Tribunale europeo dei brevetti, si consorzia ora con Bergamo e Lodi, città martoriate dal Covid-19, nel tentativo di costruire un fronte lombardo che faccia da traino. Per Milano (e per l’intera regione) è un’occasione da non perdere, dopo aver dovuto cedere ad Amsterdam l’Agenzia europea del farmaco (Ema), malgrado la capitale olandese non fosse altrettanto pronta quanto il capoluogo lombardo ad accogliere l’organizzazione continentale.

È VERO CHE NELLE INTENZIONI di von der Leyen, l’annuale summit dell’Unione europea con altri 19 Paesi (più altri due Stati invitati dalla presidenza di turno) non potrà che essere dedicato, l’anno prossimo, alla pandemia che sta tenendo sotto scacco la popolazione mondiale. Ma la logica di proporre un luogo simbolico dell’emergenza Coronavirus, in alternativa a Roma o altre città dove ci sono alcuni dei centri di ricerca più importanti al mondo, non sembra a tutti così stringente. Certo è che i sindaci di Milano, Giuseppe Sala, e di Bergamo, Giorgio Gori, si sono mobilitati da subito come un sol uomo ottenendo il supporto del governatore della Lombardia Attilio Fontana, del quale hanno accettato il suggerimento di inserire nel “gemellaggio” anche Lodi.

«Credo infatti sia doveroso, in quanto città simbolo e che per prima ha affrontato l’emergenza Covid», ha scritto Fontana su Facebook riferendosi alla cittadina che ha il triste primato di aver visto morire nei propri reparti di terapia intensiva il 54% dei ricoverati, nel primo mese di emergenza. «Fin dal primo momento – ha aggiunto Fontana – abbiamo auspicato che il “G20 della Salute” venisse ospitato dalla Lombardia. Per questo obiettivo è necessario che le Istituzioni, di ogni livello, facciano squadra e convintamente si impegnino per raggiungere un traguardo importante e molto significativo per il nostro territorio».

DALL’ALTRA PARTE, INVECE, la mobilitazione in favore della candidatura di Roma si sviluppa tutt’attorno al Campidoglio senza però coinvolgere minimamente gli inquilini di Palazzo Senatorio.

Stupisce infatti il silenzio della sindaca Virginia Raggi, già ricandidata alle elezioni della prossima primavera. Un’occasione da non perdere, secondo la capogruppo del M5S alla Pisana, Roberta Lombardi, non certo una fan della sindaca grillina. Insiste sul punto anche Paolo Ciani (Demos), vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Lazio e altro candidato a sindaco di Roma: la sede del G20 sulla salute, dice, non può essere che la «capitale d’Italia, città simbolo dell’Europa» che «possiede nell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani un luogo di eccellenza nella ricerca e cura del Covid, è sede di sperimentazione del vaccino ed è al centro di un importantissimo distretto industriale del farmaco».

MA ALLA SFIDA PARTECIPA anche Padova, con il sindaco Sergio Giordani che rivendica: «Qui nasce la medicina moderna, qui la nostra Università fa scoperte eccezionali, qui stiamo procedendo per costruire quella che sarà la più grande e moderna Azienda ospedaliera del Paese, qui la scienza ha attuato sperimentazioni e ricerche sul Covid-19 che hanno avuto risonanza internazionale». Dalla sua parte, anche se non lo dice, potrebbe schierarsi Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’università padovana che in un’intervista al Messaggero si oppone alla candidatura lombarda: «Durante l’emergenza in Lombardia a livello sanitario è stato sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. E chiederne ora la candidatura a ospitare il G20 Salute 2021 significa avere sprezzo della decenza, sarebbe una vergogna».

Crisanti spera che, si voglia «riconoscere i meriti di chi ha lavorato meglio», «a meno che non si abbia l’intenzione di trasformare l’incontro in una commemorazione». Lo scienziato auspica invece che si inizi a «ragionare sulla creazione di un modello sanitario da adottare in un contesto come quello della pandemia».

E quello lombardo (ma non solo) che ha messo al centro la sanità privata penalizzando quella pubblica, lo abbiamo visto, non è certo da celebrare.

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