Furore jazz per Rob Mazurek
Note sparse Il grande trombettista torna a incedere con la Exploding Star Orchestra, il quinto disco in tredici anni di splendida vitalità
Note sparse Il grande trombettista torna a incedere con la Exploding Star Orchestra, il quinto disco in tredici anni di splendida vitalità
Rob Mazurek torna a incidere con la Exploding Star Orchestra il quinto disco in tredici anni di splendida vitalità – dal titolo Dimensional Stardust (International Anthem) per questa formazione dall’organico variabile ma sempre perfettamente rispondente alla estetica del trombettista. Lo fa con un disco che è un vero gioiello dove praticamente non ci sono assoli, se si escludono i brevi interventi di Nicole Mitchell al flauto in Sun Core Tet (Parable 99) e di Jeff Parker alla chitarra in The Careening Within (Parable 43). Ma questo non vuol dire che non ci sia improvvisazione. La scrittura è fitta di linee per fiati, archi, pianoforte e percussioni. Proprio queste, ben quattro, hanno il compito di creare una piattaforma mobile di ritmi incrociati sulla quale si muovono gli altri strumenti.
CON UNA PRASSI ben sperimentata con il Sao Paulo Underground il leader riesce a erigere una foresta ritmica tropicalista grazie alla stratificazione dei suoi interventi all’elettronica, del vibrafono di Joel Ross, delle batterie e percussioni di Chad Taylor e di Mikel Patrick Avery, della drum machine di John Herndoni. Galaxy 1000 è un irresistibile ibrido di disco music e minimalismo afrocentrico, la successiva The Careening Within (Parable 43) un funk cyberpunk, Abstract Dark Energy (Parable 9) un sermone declamato in una chiesa battista su Plutone. Lo sguardo è ancora rivolto verso le utopie cosmiche di Sun Ra, si vedano gli inserti vocali distorti di Damon Locks, l’elettronica «spaziale», la fascinazione per i ritmi esotici.
D’altronde il riferimento è esplicito fin dal nome della formazione, ma la musica è tutta di Mazurek, prototipo esemplare di musicista jazz del ventunesimo secolo. Sua è anche la immagine di copertina dato che oltre ad essere musicista è anche un artista visuale di un certo spessore. Questo lavoro rilancia una concezione del jazz come atto rituale, collettivo, comunitario. E dimostra che può essere entusiasmante senza perdere un grammo di profondità e originalità. Qui si respira una atmosfera di apertura, uno sguardo che abbraccia il mondo, in particolare il Sud con riferimenti precisi a Centro e Sud America, di contemporaneità, di cosciente ricerca della bellezza e dell’armonia. Esemplare è la conclusiva Autumn Pleiades con una melodia che potrebbe continuare all’infinito da tanto è dolce e intensa. Musica come terapia contro la depressione dell’ultracapitalismo rapace.
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