Qui al cohousing pandemia, guerra e altre questioni oscurano gli animi. Gianni vive in una baita che si è costruito. Carlo va a trovarlo e ci racconta che l’età anziana gli complica la vita e che il figlio lo invita a trasferirsi in luogo più comodo dicendogli: «Non hai più le forze». Gianni risponde: «Come posso stare senza questi tramonti e montagne…». La situazione è incandescente ed al cohousing ci sono posizioni diverse. Ci si divide anche per le sorti del giovane Lao, neolaureato, che chiede aiuto agli abitanti del cohousing per il doloroso conflitto con i genitori. Non ha dubbi di voler diventare magistrato, ma chiede «un anno sabbatico» per girare il mondo, mantenendosi da solo. Il padre lo rimprovera – La vita non funziona così, tanto più oggi. Ernesto liquida le questioni come soliti conflitti tra generazioni. Pier richiama al tema della libertà. Smirna è convinta che tutto questo faccia parte di un unico problema di oggi che ci riguarda. Cita il libro: «Funzionare o esistere» (2019 MI), di Miguel Benasayag, psicoanalista e filosofo argentino. La vita è esistenza o funzionamento? È la domanda di fronte all’attuale concezione della vita, che squalifica ogni ricchezza non contabile, basata su logiche prestazionali per ridurre fragilità e deficit. Le negatività come malattie, morte, difficoltà, vengono rifiutate come intoppi. Mentre alcune società le incorporano come parte del tutto della vita, come Ying e Yang, la nostra società considera il punto iniziale dell’opera dell’umanità la loro eliminazione. Ma Benasayag afferma che l’essere umano non è mosso dalla negatività, ma dall’agire e dalla gioia che lo portano a cercare gli altri e costruire «il comune». Difficoltà si incontrano proprio perché possiamo agire, avere desiderio. Invece, oggi, l’eliminazione della negatività, divenuta centrale per lo sviluppo sociale, è totalmente delegata alle macchine. Via deficit e fragilità!

Allora gli anziani, con funzionamento deficitario, quasi devono vergognarsi di esistere. Con la tecnologia, i processi della vita diventano modellabili ed anche misurabili in un tempo lineare. Allora i giovani, senza perdere tempo, vanno impostati subito rispetto a competenze da acquisire e a risultati da conseguire. L’invito finale dell’Autore è negoziare con le macchine, ma per riguadagnare la complessità del vivere fatta anche di fragilità, pensiero, intenzione, emozioni, dimensioni non prevedibili. Come aver trovato la bussola, ora al cohousing sono tutti convinti che Lao possa «perdere tempo» per guadagnare tempo, e che per Gianni valga la pena continuare a stare nella baita perché la lentezza e le difficoltà fanno parte dei suoi giorni che ama ancora tanto.