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«Funky Nothingness», il disco perduto di Frank Zappa

«Funky Nothingness», il disco perduto di Frank ZappaFrank Zappa

Musica Pubblicato un nuovo album di inediti, le registrazioni ritrovate sono del 1970 e si situano tra «Hot Rats» e «Chunga’s Revenge»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 agosto 2023

La discografia di Frank Zappa, lo sappiamo, è un labirinto gioioso, frastornante e anche lievemente ossessivo in cui, per dirla col poeta, naufragare è dolce, ma anche impegnativo. Il compositore e chitarrista americano che amava assieme il livello più dionisiaco del trash popolare e la rarefazione più dissonante della ricerca non ha fine. E le sorprese, a trent’anni dalla morte, sono continue. Certo, sia fatta la tara sulle ragioni di mercato che premono appena dietro le spalle: un archivio sterminato può ancora rendere bei danari fruscianti. Basta però un giro su YouTube, digitando le due paroline magiche «Vaults» e «Zappa» per vedersi apparire un serissimo signore archivista, Joe Travers, che vi porterà metaforicamente a spasso negli archivi sotterranei del baffuto maestro di Baltimora. Che, appunto ossessivamente, conservava tutto della propria produzione: live, prove, tentativi, video, interviste, materiali promozionali.

I vaults zappiani sono un percorso da terra al soffitto di bobine, casette, vinili, videocassette, tutto scrupolosamente catalogato e conservato. Dalla fine degli anni ’50 agli ultimi mesi di vita, nel 1993. Travers, archivista zappiano a tempo pieno, è l’uomo che, in mancanza del Bibliotecario di se stesso supremo, Zappa stesso, porta alla luce periodicamente tasselli mancanti nella sua discografia, con sistematiche operazioni di carotaggio sonico nel labirinto di registrazioni. Mancanti, perché delle sua opera Zappa aveva in mente il curioso programma project / object: il fatto che qualsiasi suo materiale di un qualsiasi anno facesse parte di un tutt’uno unitario da riconoscere ex post. Fin quando si tratta di live, concerti in cui è successo qualcosa di particolare, tutto bene: è successo di recente con la pubblicazione del magnifico triplo Mudd Club di cui s’è parlato su queste pagine, o con le storiche esibizioni al Roxy.

LA NOTIZIA è però che Travers ha portato alla luce un vero disco inedito di studio di Zappa, un anello mancante nella vertigine discografica zappiana, e sono gioie per le orecchie. Un disco mai uscito e accantonato, insomma, (un po’ come fa l’ipertrofico Neil Young) con Don «Sugarcane» Harris al violino, Ian Underwood a tastiere, sax e chitarra, Max Bennett ai bassi. Si intitola Funky Nothingness (Zappa Records) e va a incastrarsi in un interstizio temporale da batticuore, per fan, il periodo del 1970, quindi il percorso compreso tra Hot Rats e Chunga’s Revenge. Uno dei momenti fondanti per la nascita di quel jazz rock che contemporaneamente stavano inventando Miles Davis, e, dall’altra parte dell’Oceano, i Soft Machine, i Nucleus. Ma c’è di più, in queste registrazioni ritrovate, e incorniciate all’inizio e alla fine da due versioni del ‘67 ritrovate su bobina del brano che intitola, Funky Nothingness: ci sono degli inediti di studio. Perché oltre al jazz rock palpitante, e a brucianti jam session registrate nel suo studio personale (incredibili i duetti chitarra batteria con Dunbar) ci trovate ad esempio una dissacrante e mielosa Love Will Make You Mind Go Wild, una classica I’m A Rolling Stone da dodici minuti che si rivela essere l’ossatura ritmico – melodica blues di Stink Foot, di quattro anni dopo. Poi cover di Work With Me Annie, un rock ’n’roll slabbrato che diventa Annie Had A Baby, e due altre meraviglie completamente inedite, Khaki Sack, un boogie rock deragliato e pimpante, e gli oltre undici minuti di Twinkle Tits, un brano sul quale Zappa lavorò ossessivamente in nove versioni, ma mai uscito. Si tratta di un jazz rock «progressivo» stipato di idee e cambi di tempo nella parte iniziale su un tema festoso molto zappiano che poi diventa solida base modale. Non finisce qui: al primo cd se ne sommano altri due di ritrovamenti coevi, e tra esperimenti bizzarri, tentativi e prove defatiganti la strada verso il futuro era tracciata.

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