Frizione tra Ue e Ankara sul gas offshore a Cipro
Arrivata la seconda nave turca per trivellazioni offshore del giacimento scoperto dalla ExxonMobil e dalla Qatar Petroleum nella zona greco-cipriota che Erdogan continua a non riconoscere. Lunedì del caso si occuperà il Consiglio europeo, non escluse sanzioni
Arrivata la seconda nave turca per trivellazioni offshore del giacimento scoperto dalla ExxonMobil e dalla Qatar Petroleum nella zona greco-cipriota che Erdogan continua a non riconoscere. Lunedì del caso si occuperà il Consiglio europeo, non escluse sanzioni
Si chiama «Glaucus» il secondo dossier incandescente tra la Turchia e la compagine atlantica ( intesa come Europa e Stati Uniti), dopo – o forse sarebbe meglio dire prima – quello sulle armi. Con questo nome – Glauco – dagli echi danteschi e ovidiani, preso in prestito dal mito del pastore proteiforme che mangiando l’erba magica sputata dai pesci diventa un dio marino con la coda e le branchie, si indica in realtà un enorme giacimento di gas scoperto all’incirca due anni fa a largo dell’isola di Cipro ma accaparrato dalla Turchia. Una scoperta fatta dall’americana ExxonMobil insieme alla Qatar Petroleum stimata del valore di oltre 30 miliardi di dollari, il terzo tesoretto del gas più grande trovato negli ultimi due anni anche se grande un quarto del super giant «Zohr» trovato da Eni in Egitto.
LA TURCHIA, che ancora non riconosce la sovranità territoriale e delle acque della parte greca dell’isola, ha avviato lem attività preliminari per la perforazione del giacimento offshore che invece l’Europa, attraverso il progetto EastMed (con partecipazioni anche di Eni e Total) intendeva sfruttare per affrancarsi, almeno un po’, dalla dipendenza dal gas russo. Proprio in questi giorni di attesa dello sbarco dei primi componenti dei sistemi d’arma S400 russi su suolo turco, Ankara ha inviato la sua seconda nave da perforazione, la Yavuz, per coadiuvare nell’attività della Fatih, arrivata in zona due mesi fa scortata da una fregata militare turca, dopo che all’inizio del 2018 una nave da guerra turca aveva impedito a una perforatrice dell’Eni di raggiungere lo stesso pezzo di Mediterraneo. E ora non è più soltanto Nicosia a gridare all’illegalità delle attività turche in quello che considera una sua Zona economica esclusiva (Zee). Anche l’Alto rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk hanno tuonato contro le trivellazioni abusive turche. Quando la nave Fatih è andata all’ancora, Lady Pesc ha parlato di «ulteriore escalation inaccettabile» e di «violazione della sovranità e dei diritti di Cipro in conformità con il diritto internazionale».
LA QUESTIONE GLAUCUS approderà lunedì prossimo al Consiglio europeo lunedì prossimo e non è escluso che si inneschi un meccanismo di sanzioni contro la Turchia per il gas di Cipro. Mentre, anche dagli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato esprime «preoccupazione» per l’atteggiamento di Ankara, che dice di operare in difesa degli interessi dei turco-ciprioti e non riconosce neanche l’intermediazione di Bruxelles.
Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu in una conferenza stampa ieri ha fatto sapere che eventuali azioni della Ue sulla questione cipriota «non porteranno alcun risultato». Ancora più esplicito è stato a inizio luglio il presidente Recep Tayyip Erdogan. «È inaccettabile – ha detto senza neanche citare Nicosia – che chi non ha alcun diritto in quell’area cerchi di ottenere dei guadagni», aggiungendo che «anche la Ue non sta agendo con onestà».
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