l nome di Terezín non dovrebbe suonare nuovo a chi ha una certa conoscenza della Shoah. Si tratta di una cittadina ceca situata a circa 60 km da Praga. La sua origine risale al 1780, quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo fece costruire una cittadina fortificata che chiamò Theresienstadt in onore della madre, l’imperatrice Maria Teresa. Utilizzata come prigione nella seconda metà dell’Ottocento, venne trasformata in un campo di concentramento tedesco nel 1940 (un anno prima la Germania aveva annesso la parte occidentale della Cecoslovacchia). Ma Terezín era un campo diverso dagli altri, perché conteneva soltanto ebrei, quindi era anche un enorme ghetto. Un’altra particolarità era il grande numero di musicisti che venivano tenuti prigionieri. Così, più che in altri campi, la musica era di casa. Molti detenuti suonavano con varie orchestre e rappresentavano opere liriche. In questo modo cercavano di alleviare la disperazione e conservare qualche traccia di umanità. I soldati non li ostacolavano, anzi li incoraggiavano, perché gradivano che la musica accompagnasse i diversi momenti della giornata.

A questa intensa attività musicale sono stati dedicati molti libri, fra i quali merita particolare attenzione Un canto salverà il mondo. 1935–1953: la musica sopravvissuta alla deportazione (Feltrinelli, 2022). L’autore è Francesco Lotoro, un pianista di Barletta che da molti anni gira il mondo per raccogliere la musica composta nei campi di concentramento e in altri luoghi di cattività durante l’ultimo conflitto mondiale. Un lavoro appassionato grazie al quale ilmusicista pugliese sta componendo un archivio di valore inestimabile.

Nonostante la sua importanza, la musica non era l’unica espressione artistica che veniva praticata a Terezín. Alcuni prigionieri scolpivano, altri scrivevano poesie, altri ancora dipingevano. Fra questi ultimi c’era Bedrich Fritta, illustratore e grafico trentaseienne, noto con lo pseudonimo di Fritz Taussig. L’artista boemo era stato internato alla fine del 1941 insieme alla moglie Johanna e al piccolo Tomáš, detto Tommy, che allora aveva solo pochi mesi. L’anno successivo arrivarono Leo Haas, anche lui pittore e grafico, e la moglie. Fritta e Haas cominciarono a lavorare insieme e svilupparono una profonda amicizia. Il 22 gennaio 1944, per festeggiare il terzo compleanno di Tommy, il padre gli regalò un libriccino con 52 acquerelli che ritraevano il bambino nei contesti più diversi: in pigiama, sotto la neve, all’aria aperta, fra i suoi giocattoli. Momenti di gioia infantile che ovviamente gli erano negati. Non è possibile immaginare quale fosse il contrasto stridente fra l’atmosfera gioiosa che avrebbe dovuto caratterizzare un compleanno e il tragico contesto in cui questo veniva effettivamente vissuto. Ma in quei disegni c’era il disperato tentativo di restituire a Tommy qualche frammento di normalità. Al tempo stesso, insieme ad altri artisti, Fritta e Haas cercavano di far conoscere l’orrore dei campi facendo uscire fortunosamente i propri disegni. Questa attività venne scoperta e le due famiglie vennero sottoposte a un regime carcerario più duro. Johanna morì di tifo. Fritta e Haas furono trasferiti ad Auschwitz, dove il primo trovò la morte. Dopo la fine della guerra Tommy venne adottato dalla famiglia di Leo Haas.

I disegni, rimasti a Terezín, furono recuperati dall’artista, che li dette al figlio adottivo. Nel 1980 furono pubblicati nei Paesi Bassi dall’editore Omniboek (De dag dat Tommy drie werd. Theresienstadt, 22 januari 1944). L’iniziativa editoriale fu realizzata grazie a Mies Bouhuys, la scrittrice che ne aveva scoperto l’esistenza e che curò il libro. Negli anni successivi i disegni sono stati pubblicati in altri paesi. L’edizione più recente è quella francese, Pour Tommy (Editions du Rocher, 2023). L’opera è stata curata da Hélios Azoulay, scrittore e compositore francese. Azoulay si era già occupato del tema, come attestano il disco …même à Auschwitz (Musiques d’outre-monde, 2014) e il libro L’Enfer aussi a son orchestre. La musique dans les camps (Vuibert, 2015), scritto insieme al saggista Pierre-Emmanuel Dauzat. In Pour Tommy Azoulay firma l’ampia postfazione dove racconta la storia del libro e la vita di Terezín. I testi, densi ma mai retorici, sono intervallati da altri disegni di Bedrich Fritta.

Tommy è morto a Mannheim nel 2014, all’età di 74 anni. Il libriccino con i disegni del padre era rimasto sempre accanto a lui, come un amico fedele: «L’unica cosa che mi rimane, che mi appartiene, che è stata fatta solo per me, è il mio libro, un libro di mio padre. In quel libro posso sentire lui, le sue lacrime, la sua speranza, la sua paura».
Bedrich Fritta, pur logorato e umiliato dalla prigionia, aveva fatto quei disegni per scaldare il cuore del suo Tommy, ma al tempo stesso ha lasciato un esempio di forza e di dignità che ci arricchisce tutti.