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Fresco o secco, del fico non si butta nulla

Chi era, nella Grecia antica, il sicofante? Con questo appellativo si definiva a quel tempo chi denunciava all’autorità il ladro o l’esportatore di fichi secchi. Rubare, ma anche esportare i […]

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 27 agosto 2020

Chi era, nella Grecia antica, il sicofante? Con questo appellativo si definiva a quel tempo chi denunciava all’autorità il ladro o l’esportatore di fichi secchi. Rubare, ma anche esportare i fichi era infatti vietato nella Grecia di allora perché significava sottrarre al popolo uno degli alimenti principali e più nutrienti. Anche noi, come gli antichi Greci, attendiamo con impazienza la fine dell’estate per poter gustare questo frutto squisito. Da cogliere con garbo e assaporare immediatamente, se siamo fortunati possessori di una pianta. Oppure da acquistare dal fruttivendolo di fiducia, comunque certi di godere di un prodotto a km zero. La sua delicatezza, infatti, mal si concilia con le esigenze della grande distribuzione.

La denominazione scientifica (Ficus carica) ne testimonia l’origine dalla Caria, una regione dell’odierna Turchia. Ancora oggi la Turchia è la più grande produttrice di fichi secchi.

Il frutto fresco contiene zuccheri facilmente assimilabili (11-12%) e una buona quantità di minerali. Il fico secco è quasi un altro alimento. Il tenore di fibra aumenta di quasi sette volte, il che rende il fico secco un eccellente aiuto per l’intestino pigro. Inoltre, un etto di fichi secchi contiene 256 kcal (solo 47 in quelli freschi), copre il 20% del fabbisogno giornaliero di calcio e apporta all’organismo il 30% del ferro necessario ogni giorno. L’integrazione della dieta con fichi secchi è assai utile per chi svolge attività fisica all’aperto, magari al freddo, oppure per chi pratica sport. I fichi secchi sono anche indispensabili in tutti i casi di magrezza accentuata e di stanchezza eccessiva.

Del fico si utilizzano non solo i frutti, ma anche altre parti della pianta. Il lattice che sgorga dai frutti immaturi e dai rametti spezzati può essere usato per far cagliare il latte. La pampanella, ad esempio, è un formaggio fresco prodotto in Abruzzo e nel Salento che, dopo essere stato cagliato con lattice di fico, viene delicatamente appoggiato su foglie fresche della stessa pianta che gli conferiscono profumo e sapore caratteristici. Dalle gemme fresche del fico la fitoterapia ricava un estratto utile in tutti i disturbi intestinali (difficoltà digestive, gastriti e ulcere gastroduodenali, coliti spastiche), specialmente se la componente psicosomatica è importante. Con le foglie ruvide del fico si possono perfino lavare i piatti senza detersivo.

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