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Frecce tricolori, a Caselle c’era un rischio certificato dall’Enac

Frecce tricolori, a Caselle c’era un rischio certificato dall’EnacTorino, 16 settembre 2023: i soccorsi sul luogo dell’incidente nei pressi dell’aeroporto di Caselle – Ansa

Un rapporto dell’Ente aveva segnalato l'alto pericolo «bird strike» nell’aeroporto torinese.

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

Negligenza o sottovalutazione del rischio. Potrebbero essere queste le due chiavi per capire come sia potuto succedere l’incidente di San Francesco al Campo, nei pressi dell’aeroporto Caselle-Torino, dove a causa dello schianto di una Freccia tricolore, sabato, è morta una bambina di 5 anni. Sono state rispettate tutte le misure per evitare impatti con i volatili, il cosiddetto bird strike, o non ci si è preoccupati abbastanza di rischi e allarmi? Sono alcuni nodi a cui sta provando a rispondere la procura di Ivrea, già impegnata in un altro caso importante come la strage di Brandizzo.

L’ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) monitora costantemente il wildlife strike negli aeroporti italiani ovvero l’impatto violento tra un aeromobile e uno o più animali selvatici, prevalentemente uccelli (bird strike). Nell’ultimo rapporto, che si riferisce ai dati del 2022, l’esistenza di un rischio bird strike per l’aeroporto di Caselle è certificata, con un trend stabile ma con un leggero aumento di casi: ne sono stati registrati 17 su oltre 42mila voli. Al proposito, solo quindici giorni prima del tragico incidente di una settimana fa, un Airbus 321 della compagnia Wizz Air, diretto a Catania, era stato costretto a rientrare immediatamente per un bird strike a un motore. Ritornando al rapporto Enac, ad avere valori di rischio peggiori di Torino erano gli aeroporti di Firenze, Catania, Brindisi e Trapani.

Nel report si illustrano anche le procedure messe in atto dal gestore dell’attività aeroportuale per quanto riguarda la gestione ecologica (ha adottato, si dice per Caselle, la «Tali Grass Policy» e il «regime d’impoverimento» del manto erboso) e i sistemi di dissuasione diretta: quattro auto con sirene e lampeggianti, ventidue falconi addestrati, due cani border collie, laser, una pistola a salve e un cannone a gas. Questo spiegamento di forze è intervenuto sabato nelle ore precedenti al decollo delle Frecce tricolori? Gli inquirenti stanno verificando i motivi per cui, invece, il falconiere fosse stato mandato a casa in anticipo.

TRA GLI OBIETTIVI futuri, il rapporto cita, inoltre, un nuovo tavolo di lavoro con gli stakeholder che insistono nelle aree limitrofe allo scalo, con l’obiettivo di migliorare «la collaborazione nella campagna di riduzione delle attrattive esterne all’aeroporto», che non vengono però specificati. Non lontano dal lato nord dell’aeroporto insiste la Riserva naturale della Vauda.

Partendo dai dati e dall’analisi dell’incidente, Antonio Camuso, tecnico dell’assistenza al volo in pensione, con oltre quaranta anni di attività in aeroporti civili e militari, cerca con noi di approfondire i punti controversi, sollevando alcuni dubbi, a partire dai rischi di un decollo in formazione come per quello delle Frecce tricolori e all’aspetto dell’abitudinarietà delle specie volatili stanziali, ancor più alla luce del segnale d’allarme lanciato dal bird strike avvenuto due settimane prima. «Far decollare una decina di Macchi in contemporanea e permettere che aprendosi in volo sorvolassero non il centro pista, come un normale aereo, ma anche le contigue aree verdi, ove era ipotizzabile la presenza di volatili, risulta “originale” per non dire un azzardo. Negli aeroporti, gli uccelli, se pur in migliaia, si attengono alla regola dello “status quo”, cacciando lumache, lombrichi e altre specie, sul manto erboso, non invadendo la pista, incuranti del rombo dei motori degli aerei, salvo imbizzarrirsi nel caso dell’arrivo di un predatore o specie concorrenti o infastiditi dai mezzi dissuasivi quali sirene e spari di cannoni a gas. Ma anche a questo dopo un po’ ci fanno l’abitudine, così come noi umani col traffico urbano. Ben differente, però, è l’essere sorvolati improvvisamente da turbine rombanti sul proprio habitat rompendo equilibri preesistenti innescando il rischio di spiacevoli incontri ravvicinati».

CAMUSO, infine, si domanda: «Il responsabile della formazione militare che ha compilato la richiesta del piano di volo, ha evidenziato il decollo in formazione? Se sì, era a conoscenza del rischio bird strike su Caselle e del precedente incidente? Se sì, l’autorità competente autorizzando quel volo, ha emesso delle limitazioni/avvertenze specifiche o non ha ritenuto opportuno farle?»

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