Visioni

Franz Schubert e quel salto nell’ignoto

Franz Schubert e quel salto nell’ignotoPankow – foto di Bram Declercq e Kristina Gentvainyte

Note sparse L'epopea dei fiorentini Pankow si estende dai settanta ai giorni nostri, esce ora l'ultimo album, riscrittura di uno dei più importanti lavori del compositore viennese

Pubblicato circa un anno faEdizione del 26 luglio 2023

Descrivere l’epopea dei fiorentini Pankow dagli anni ’70 a oggi è praticamente impossibile, anni di lavoro con formazioni che cambiano, tantissime illustri collaborazioni internazionali, piani e ritmi diversi, elettronica e industrial principalmente. Lo dimostra anche quest’ultimo lavoro dedicato a Franz Schubert, appunto intitolato Franz Schubert’s Winterreise, una riscrittura dell’ultima opera del compositore viennese, Winterreise, del 1827 su testi di Wilhelm Müller, uno dei più importanti componimenti della storia della musica e quindi uno dei più difficili con cui confrontarsi. Sei anni di lavoro dei poliedrici Maurizio «fm» Fasolo (synth e campionature) e Alex Spalk (voce) che – con l’aggiunta di Matteo Biscetti al pianoforte – senza esagerare, definiscono «un salto nell’ignoto”, per 24 pezzi in doppio vinile che poggia le fondamenta su un’operazione filologica, di ricerca e studio. A loro modo aperti alle contaminazioni, anarchici, aggettivo quest’ultimo che storicamente si addice bene alla band. Brani in controtendenza, minimali, poetici ed evocativi, che portano in cuffia il respiro dolceamaro di un romanticismo elettronico nelle notti d’inverno.

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