Ci sono molte porte che si aprono nel misterioso sognante avvolgente Frankenstein (a love story) che Motus ha presentato all’Arena del Sole. E a seconda di quella scelta per entrare – che poi scelta non è ma necessità incombente, a un certo punto bisogna buttarsi come deve fare chi teme l’acqua fredda del mare – sarà inevitabilmente diversa la visione che ci si presenta. C’è naturalmente quella che dà sul gotico romanzo scritto da Mary Shelley nel secondo decennio dell’Ottocento, ma non porta lontano; la vicenda non sembra contare granché nell’economia dello spettacolo scritto e diretto da Daniela Nicolò e...