Il Mudd Club era «il» posto di tendenza, nella New York del 1980 in bilico tra spallate punk e new wave, radicalismo avantjazz, echi consistenti di un altro rock ormai diventato o avvertito come «classico». L’8 maggio del 1980 Klaus Weidemann, eccellente ingegnere del suono era lì con il registratore a due piste Nagra di Zappa, e le note di copertina ci informano anche che i microfoni erano posizionati accanto al registratore di cassa, giusto dietro il bancone bar. Il 3 luglio dello stesso anno, dunque appena un paio di mesi dopo, c’era invece Mick Glossop con il suo Sony PCM 1600, videonastro digitale U-Matic. Il tutto posizionato negli spogliatoi della Olympia Halle, monaco di Baviera. Nel primo caso un’eccellente registrazione analogica, poi opportunamente ripulita e lustrata per le orecchie d’oggi, nel secondo la prima registrazione a due tracce tutta digitale mai commpissionata dal Signor Frank Zappa: per fortuna con molti registratori e cassette di riserva, perché quel tipo di videonastro era assai deperibile. Questa della primavera / estate 1980 è la formazione compatta a sestetto con Ike Willis, Ray White, Tommy Mars, Arthur Barrow, ma soprattutto David Logeman,

IL TUTTO RIUNITO in una emissione in tre cd dal titolo Zappa80 Mudd Club/Munich (Zappa Records), per la gioia di chi crede che anche un catalogo sterminato come quello del baffuto e sarcastico compositore e chitarrista statunitense non debba avere fondo: c’è sempre qualcosa che può saltar fuori, e quasi sempre sono scintille. Perché Zappa, ricordiamocelo, diceva sempre sornione e con understatement «di non essere nel business dei capolavori» ma «in quello dell’intrattenimento».

E CHI HA ORECCHIE intenda. Questa della primavera / estate 1980 è la formazione compatta a sestetto con Ike Willis, Ray White, Tommy Mars, Arthur Barrow, ma soprattutto David Logeman, batterista chiamato a colmare uno dei vuoti più pericolosi fra quelli che Zappa paventava: il posto del batterista, lasciato scoperto dall’immenso Vinnie Colaiuta. Se la cavò talmente bene con il labirinto di tempi composti, dispari e svirgolati quattro quarti che Frank lo volle poi dietro pelli e piatti per You Are What You Is (una versione anticipatrice del titolo guida la trovate nella sezione di Monaco).Repertorio equamente in bilico tra consuete provocazioni estreme (The Illinois Enema Bandit, Dancin’ Fool, Stick It Out), recuperi a tutto campo da un passato che cominciava a farsi davvero spesso per quantità di opere, sorprese: come la Mudd Club dedicata proprio al club, e una inaspettata versione di Nite Owl, pregiata ditta afrobeat Tony Allen. La storia (e anche la leggenda, in fondo) continua.