La reattività e l’intensità narrativa del corrispondente di guerra – maturate quando nel 1995 il trentenne Frank Westerman era a Belgrado per conto del quotidiano Volkskrant, sulle cui colonne documentò gli eccidi di Srebrenica e i report riservati del contingente Onu – non sono estranee nemmeno alla scrittura letteraria dell’autore olandese, che pochi anni dopo quella prima esperienza si sarebbe occupato anche di terrorismo, di decolonizzazione, di censura. Votata interamente al reportage, la scrittura di Westerman è segnata da un passo ramingo, disposto a inserirsi in quelle pieghe infruttuose del dato di realtà che il racconto giornalistico non ha modo...