Frank Turner, rock fuori dalle tendenze
Musica Il cantautore inglese Frank Turner all’Alcatraz di Milano con il suo concerto - precisa - 'numero 2962', della sua generosa offerta musicale
Musica Il cantautore inglese Frank Turner all’Alcatraz di Milano con il suo concerto - precisa - 'numero 2962', della sua generosa offerta musicale
Dopo essere trascorso per Padova, il cantautore inglese Frank Turner esegue all’Alcatraz di Milano il suo concerto numero 2962, egli precisa prima della sua generosa offerta musicale di un rock che risulta punk anche quando mimetizzato in dissoluzioni timbriche acustiche o rarefatto in ballate intimistiche. Frank Turner risuona sempre punk, anche quando non lo sembra affatto, in una maniera assai più vera di tanti gruppi che si definiscono come tali. Una questione di anima. Introdotto dal duo dei Meffs, che sembra quasi impossibile sia tale, considerata la potenza della massa sonora dei loro brani distorti, melodici e rabbiosi, e poi dal folk-rock virtuoso e travolgente dei simpaticissimi Skinny Lister, Frank Turner sale sul palco poco prima delle 21 (addirittura in anticipo) accompagnato dalla sua band The Sleeping Souls. Si verifica da subito quell’alchimia empatica con il pubblico che è cosa rara, amplificata dagli spazi accoglienti quanto ridotti dell’Alcatraz che consentono un rapporto più intimo e vicino con chi suona.
Suonando la chitarra e cantando senza cedimento, ha proposto una scaletta perfetta
QUASI due ore per quasi trenta canzoni che riassumono l’arte e la carriera di Frank Turner fino all’ultimo Undefeated, manifesto sulla volontà di non cedere ai gusti più diffusi e alla volontà dell’industria; si è ascoltato un rock vitale e mai obsoleto e, quando lo parrebbe per una scelta estetica, che mantiene comunque una sua crepuscolare magnificenza.Suonando la chitarra e cantando senza cedimento alcuno anche mentre faceva “stage diving” e veniva riportato dalle braccia del pubblico sul palco scorrendo sulle loro teste, Frank Turner ha proposto una scaletta perfetta nella sua struttura edificata secondo “crescendo” che non sono solo sonori ma soprattutto emotivi, accompagnando quasi ogni canzone con introduzioni sentite, spiritose e commuoventi mentre occasionalmente si scatenava un “pogo” festoso, persino affettuoso come spesso nei concerti punk senza infiltrazioni di violenti.
NUMEROSI i climax del concerto, durante i quali, per la partecipazione collettiva sembrava di essere in uno stadio invece che in un locale come l’Alcatraz: durante l’innodica capovolta di Glory Halleluya con il suo esaltante ritornello (There is no god, so clap your hand together, there is no god, no heaven and no hell…) o I Still Believe (in the need for guitars, and drums ad desperate poetry!) con la sua dichiarazione d’amore e devozione per una cosa “così semplice come il rock ‘n roll” che ha tuttavia il potere di salvare le anime. C’è stato spazio anche per la cover di Linoleum dei Nofx, una band che come tante altre del punk indipendente americano, Frank Turner stima e ama di una passione ricambiata. Il concerto si chiude con la bellissima Four Simple Words (… this shit wasn’t fashionable when I fell in love, if the hipsters move on why should I give a Fuck?), un’altra sentita apologia per un rock imperituro, così Frank Turner saluta e lascia il pubblico stralunato, già nostalgico per una cosa bella che finisce ma ebbro di quella gioia “primitiva” che solo questo tipo di musica così politica, poetica mai disumana e sempre trasgressiva , permanente con orgoglio e indipendenza fuori dalle tendenze, può alimentare con la sua ancestrale grandezza.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento