Europa

Secondo turno in Francia, rassegnazione di fronte alla crescita del Fn

Secondo turno in Francia, rassegnazione di fronte alla crescita del FnNicolas Sarkozy – Lapresse/Reuters

Elezioni nei dipartimenti I ballottaggi confermeranno la forte astensione, la vittoria dell'Ump di Sarkozy e il declino del Ps (e della sinistra, che paga anche la divisione). Nessuna reazione forte tra i due turni, dopo i risultati dell'estrema destra. Hollande: qualunque sia l'esito del voto, non cambio né primo ministro né politica

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 29 marzo 2015

Passata in secondo piano a causa del dramma dell’Airbus, la campagna elettorale per il secondo turno delle dipartimentali di oggi si conclude in un clima di rassegnazione e di sorda inquietudine.

Non c’è stata nessuna reazione forte e visibile da parte dei cittadini dopo il primo turno e la crescita del Fronte nazionale, ormai terza forza più o meno alla pari con la destra tradizionale e la sinistra (se non fosse divisa).

La forte astensione del primo turno (quasi al 50%) verrà confermata, se non aggravata al secondo. Domenica sera, la carta dei 101 dipartimenti francesi (divisi in 2054 cantoni, mentre Parigi e Lione non votano) sarà blu orizzonte, con in prospettiva al “terzo turno” l’elezione di una maggioranza di presidenti Ump, che si è presentata alleata del centro-destra dell’Udi.

La sinistra è assente dal secondo turno in un quarto dei cantoni (524). La destra è arrivata in testa al primo turno, con il 29% dei voti, la sinistra tutta assieme è sul 27-28%, ma essendosi presentata divisa, lascia il Ps al terzo posto, con solo il 21%, mentre il Fronte de Gauche indietreggia e i Verdi rischiano l’implosione, bloccati intorno al 2% e sballottati tra strategie diverse di alleanze.

Il Fronte nazionale, anche se non è arrivato a confermare – come alle europee del 2014 – il posto di “primo partito di Francia”, si è imposto come una forza di rilievo, al 25%, anche in un’elezione locale, cosa che significa una progressione notevole nel radicamento nella società, trampolino indispensabile per puntare alla vittoria nelle elezioni nazionali (legislative e presidenziale).

I ballottaggi confermeranno che il sistema di bipartitismo francese è senza fiato e ormai l’elettorato ha imposto il “tripartitismo”.

Ci saranno 277 “triangolari”, che riguardano 67 dipartimenti, in maggioranza con la competizione dei tre schieramenti, destra, sinistra, estrema destra. Il Fn, che è presente nel 50% dei ballottaggi di oggi, è arrivato in testa in 40 cantoni, la sinistra in 108 e l’Ump in 127, mentre in 143 cantoni c’è stata un’elezione al primo turno (6 con la vittoria Fn, un solo caso per il Ps con Henri Emanuelli nelle Landes e il resto a favore dell’Ump-Udi).

Come si comporterà l’elettorato dove la propria parte politica non è presente al secondo turno? Anche la strategia del “fronte repubblicano” è senza fiato, solo più difesa (a parole) dal Ps.

Nicolas Sarkozy, che ha guidato la campagna Ump con l’obiettivo di imporsi come candidato della destra per le presidenziali del 2017, ha rifiutato l’entente tradizionale e propone il “né né”, né con il Ps né con il Fronte nazionale. Sarkozy, che ha fatto una campagna molto a destra riprendendo argomenti del Fn, non ha fatto che seguire la tendenza del suo elettorato, ormai di fatto sempre più vicino alle posizioni dell’estrema destra. Mettere al bando i menu senza maiale nelle mense scolastiche, denuncia dei vantaggi dell’assistenza di cui godrebbero gli immigrati ecc., tutta la campagna dell’ex presidente ha flirtato con gli argomenti della “preferenza nazionale”, bandiera del Fn. Certo, Sarkozy ha criticato frontalmente la personalità di Marine Le Pen, scadendo in invettive persino sull’apparenza fisica della leader dell’estrema destra.

Il primo ministro, Manuel Valls, ha drammatizzato e denunciato il rischio dell’insediamento costante del Fn nel panorama politico francese. Ma l’appello è caduto nell’indifferenza, una certa apatia e rassegnazione hanno conquistato l’elettorato, soprattutto popolare, che si rifugia in massa nell’astensione.

François Hollande ha già fatto sapere che, qualunque sia il risultato, non ci saranno cambiamenti né di primo ministro né di direzione politica. Una posizione che ha finito per accentuare la rassegnazione e l’indifferenza.

 

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