Marsiglia, stadio Velodrome. Qui la nazionale italiana fece il suo esordio nella sesta edizione della Coppa del mondo di rugby. Era l’8 settembre 2007, un pomeriggio caldo di fine estate. Di fronte agli azzurri c’erano gli All Blacks, che tutti davano per gran favoriti per la vittoria nel torneo. La stampa transalpina sognava una finale Francia-Nuova Zelanda, la conclusione perfetta: si pensava che entrambe le squadre avrebbero dominato i rispettivi gironi per poi ritrovarsi il 21 ottobre allo Stade de France di Parigi. Ma il diavolo ci mise la coda. Il 7 sera, poche ore prima che l’Italia scendesse in campo, quindici assatanati argentini avevano messo sotto i bleus nel match di inaugurazione, una sconfitta che avrebbe relegato i francesi al secondo posto nel loro girone. Quel sorprendente risultato avrebbe segnato le sorti del torneo e capovolto tutti i pronostici.

Ma torniamo a quell’8 settembre, giornata infausta per i colori azzurri. Un Pierre Berbizier ormai stufo della sua esperienza in Italia, nonostante un Sei Nazioni chiuso al quarto posto (successi con Scozia e Galles), ebbe la pessima idea di ordinare ai suoi perplessi giocatori di riunirsi in circolo a fondo campo durante l’esecuzione della haka neozelandese, ignorando il sacro rituale e lanciando così un’irrispettosa sfida al protocollo. Mal gliene incolse. Dopo un minuto scarso di gioco gli All Blacks erano già in meta con Richie McCaw e dopo mezz’ora erano andati a segno altre cinque volte.

Punirono l’offesa e mai alzarono il piede dal pedale: il match finì 76 a 14, undici mete a due. Fu umiliante. In tribuna stampa ci chiedevamo quanto un risultato così pesante avrebbe potuto influire sul proseguo del cammino della squadra azzurra: più che la sconfitta, pesava il modo. Poi venne la Romania, ancora al Velodrome il 12 settembre, e fu una vittoria sofferta (ci salvò una meta tecnica), il Portogallo al meraviglioso Parc des Princes di Parigi (31-5), infine la sfida decisiva di Saint Etienne con la Scozia. Era il 29 settembre. L’Italia segnò con Troncon l’unica meta del match ma fu martoriata dai calci piazzati di Chris Paterson. Finì 18-16 per gli scoti. I loro supporter celebrarono il passaggio ai quarti ballando sotto la pioggia: indossavano il kilt di ordinanza e sandali infradito. Nonostante il sabba scozzese, la serata fu malinconica.

Francia e All Blacks non videro mai la finale. Si incontrarono nei quarti a Cardiff e i francesi fecero l’exploit ma caddero poi nei quarti contro gli inglesi e furono nuovamente sconfitti dagli argentini nella finalina per il terzo posto. La sfida per il titolo, Sudafrica-Inghilterra, vide prevalere i primi.

Marsiglia, stadio Velodrome oggi. Non è più l’impianto un po’ vetusto del 2007. Lo hanno rimesso a nuovo quattro anni fa e ne dicono un gran bene. Qui gioca l’Olympique e qualche volta il XV de France. Marsiglia non è però città che si appassiona più di tanto al rugby: per trovare le terre dell’ovale bisogna spingersi più a ovest, in Occitania o ancora oltre, verso i Pirenei e il Golfo di Biscaglia, dove la erre viene arrotata in modo più aspro. Comunque la si pensi, portare a Marsiglia il match del Sei Nazioni con l’Italia, anziché allo Stade de France, è un segno dei tempi e i tempi non dicono nulla di buono per l’Italia – qui retrocessa – men che meno per la Francia il cui rugby sta vivendo uno dei momenti più neri della sua storia.

Francia e Italia hanno entrambe perso le due prime partite del Sei Nazioni. Gli azzurri sono stati travolti con ampio punteggio prima dagli inglesi e poi dagli irlandesi; i francesi sono stati sconfitti, con scarto più ridotto, da irlandesi e scozzesi e hanno dunque 2 punti di bonus in classifica. La Francia (decima nel ranking mondiale) non vince da 8 partite, gli azzurri (quattordicesimi) hanno perso gli ultimi 14 match del Sei Nazioni. La vincitrice della sfida del Velodrome eviterà il whitewash ma resterà in corsa per il “cucchiaio di legno”.
Due squadre in crisi ma con prospettive differenti. Se l’Italia oggi vincesse sarebbe una bella boccata d’ossigeno, il segno che il lavoro di Conor O’Shea sta dando i primi frutti sebbene il cammino da percorrere sia ancora molto lungo. Una vittoria francese, invece, non basterebbe comunque, tali e tanti sono i problemi con i quali il rugby transalpino deve fare i conti.

Secondo quanto rilevato da un recente sondaggio d’opinione, l’immagine del XV de France tra il pubblico ha subito un tracollo: se un anno fa l’89 per cento dei francesi si identificava nella sua nazionale di rugby, oggi il gradimento è sceso al 60%. Lo scontento è attribuito in parte ai cattivi risultati della squadra ma anche agli scandali che hanno colpito la federazione, culminati lo scorso gennaio nella perquisizione della sede federale da parte della polizia e dall’avvio di un’inchiesta per conflitto di interessi nei confronti del presidente Bernard Laporte. L’ex commissario tecnico dei bleus è accusato di aver favorito il Montpellier, club con il quale ha firmato un contratto segreto di consulenza del valore di 150 mila euro. Nonostante il Top 14, il massimo campionato, sia tra i più ricchi del mondo, i risultati sul campo appaiono alquanto deludenti tanto a livello di club che di nazionale.
Scandali ed epurazioni

L’ultimo episodio che ha scosso l’ambiente del XV de France è di poche settimane fa. Dopo la sconfitta di Edimburgo contro la Scozia, nella tarda serata un gruppo di giocatori francesi ha lasciato il sontuoso Balmoral Hotel per rilassarsi in un night club. A notte fonda alcuni di loro, dopo essersi ubriacati, sono stati protagonisti di una rissa. L’estremo Palis ha rimediato una ferita all’arcata sopraccigliare e il suo compagno Iturria la rottura del setto nasale. Sei di loro sono stati trattenuti dalla polizia mentre l’aereo della squadra era in attesa sulla pista di decollo. Una denuncia per molestie sessuali è stata prima presentata, poi ritirata per l’intervento dei dirigenti della federazione. A seguito dei fatti Jacques Brunel ha deciso di intervenire con durezza. Cinque dei giocatori interrogati dalla polizia di Edimburgo – Picamoles, Belleau, Iturria, Danty e Lamerat – sono stati messi fuori squadra. Un sesto, l’ala Teddy Thomas (3 mete nelle prime due partite del torneo) è stato anche lui epurato per “comportamento inappropriato”.

Non deve dunque stupire se per i francesi il clima della partita di venerdì è da ultima spiaggia. Con sei giocatori espulsi dal gruppo fino a nuovo ordine e un paio di infortuni pesanti (Jalibert e Gourdon) Jacques Brunel ha dovuto correre ai ripari richiamando Mathieu Bastareuad, il mastodontico centro di Tolone che ha finito di scontare la squalifica di tre settimane per gli insulti omofobi rivolti all’azzurro Sebastian Negri durante un match di coppa tra Tolone e Treviso. Fuori anche l’ala Vakatawa, fin qui deludente, in pratica è l’intera linea d’attacco a cambiare. Sulla carta la Francia resta più forte. Ha maggior peso e potenza e una prima linea di assoluta qualità ma gli eventi di queste ultime settimane, compresa la sconfitta rimediata in Scozia dopo essere stata in vantaggio per quasi tutta la partita, potrebbero averne minato le già scarse sicurezze.
Sul fronte azzurro, Conor O’Shea propone una formazione con tre cambi, tutti nel pacchetto di mischia. Maxime Mbanda prende il posto dell’infortunato Giammarioli mentre in prima linea rientrano Ghiraldini e Lovotti. Confermate mediana e linea dei trequarti. Le batoste contro Inghilterra e Irlanda non sembrano aver compromesso le convinzioni del coach irlandese: “Sapevamo che le prime due partite sarebbero state molto dure ma c’è molto di positivo nelle nostre prestazioni. Abbiamo però sbagliato molte cose che avremmo dovuto controllare, errori che non dovremo ripetere contro la Francia”.

Francia: Bonneval; Fall, Bastareaud, Doumayrou, Grosso; Beauxis, Machenaud; Tauleigne, Camara, Lauret; Vahaamahina, Gabrillagues; Slimani, Guirado, Poirot.
Italia: Minozzi; Benvenuti, Boni, Castello, Bellini; Allan, Violi; Parisse, Mbanda, Negri; Budd, Zanni; Ferrai, Ghiraldini, Lovotti.

Sabato le altre due sfide della terza giornata. A Dublino (15.15) l’Irlanda, finora imbattuta, trova il Galles reduce dalla sconfitta di Londra. A Edimburgo (17.45) si gioca Scozia-Inghilterra con in palio la Calcutta Cup.

La classifica: Irlanda e Inghilterra 9; Galles 6; Scozia 4; Francia 2; Italia 0.