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«Francesco pensaci tu». I senza casa napoletani scrivono al papa

Gli ex occupanti della scuola Belvedere non credevano alle loro orecchie quando, al telegiornale, hanno sentito papa Francesco affermare durante la visita al centro Astalli di Roma: «A cosa servono […]

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 13 settembre 2013

Gli ex occupanti della scuola Belvedere non credevano alle loro orecchie quando, al telegiornale, hanno sentito papa Francesco affermare durante la visita al centro Astalli di Roma: «A cosa servono alla Chiesa i conventi chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di Cristo. I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi». Certo, l’invito era a convertirli in centri di accoglienza per migranti ma le parole del pontefice descrivevano con una precisione impressionante quello che sta succedendo a Napoli. Quando si dice che la città ha un certo feeling con l’Argentina…
Nel quartiere collinare del Vomero una cinquantina di senza casa, soprattutto famiglie con bambini piccoli, coppie costrette a vivere in auto, qualche precario, una ragazza con una malattia rara, avevano trovato un tetto in un’antica villa nobiliare, finita alla chiesta negli anni ‘30 grazie al lascito della duchessa Maria Sofia Capece Galeota, donata con il vincolo che fosse usata per l’assistenza all’infanzia. L’ordine la trasformò in una scuola elementare, arrivando a incassare un fitto dal comune di 20mila euro al mese. Poi nel 2010 dissidi sulla ristrutturazione delle aule e il ritardo nel pagamento dei canoni portarono allo sfratto di 300 alunni. Voci di quartiere, all’epoca, dicevano che le monache preferivano convertire la struttura in un bed &breakfast. Nel 2011 arrivò una prima occupazione della rete Reclaim, conclusasi quasi subito con lo sgombero. A marzo scorso, con l’edificio ancora vuoto, la nuova ondata di occupanti. I rapporti con l’ordine sembravano buoni, ma le suore hanno continuato a inviare segnalazioni in Procura e il 19 agosto è arrivato lo sgombero, cinque i denunciati. La piccola comunità per ora si è sistemata in un edificio abbandonato del comune, l’ex Annona, in attesa di una soluzione dignitosa.
La Curia e l’amministrazione fanno melina, ma il papa sembra aver centrato il problema: a che servono i conventi vuoti? e allora gli occupanti ieri hanno preso carta e penna e hanno scritto al pontefice: «Siamo un gruppo di famiglie e precari in emergenza abitativa. Abbiamo occupato quelle stanze perché nessuno in città ci ha aperto le porte. A noi, come a tantissimi altri. I palazzi restano vuoti e le persone in mezzo a una strada. Noi ci siamo detti: mai più!. Ci hanno colpito le sue parole, quando ha detto con convinzione che i conventi chiusi non devono diventare alberghi ma luoghi di accoglienza per i profughi, per i senza tetto, per chi ne ha bisogno».
Gli sgomberati della Belvedere ci tengono a essere chiari: «Tra noi alcuni sono credenti e altri no. Lo diciamo perché odiamo l’ipocrisia, ma abbiamo letto anche il suo messaggio ai non credenti con cui fa capire che vuole rivolgersi a tutti. Noi non ci permettiamo di darle suggerimenti, però immaginiamo il significato di una sua telefonata all’Ordine del Buon Pastore. Ci sembra infatti che non sia ancora chiaro a tutti il senso e l’importanza delle sue parole».
Insomma visto che il papa non si formalizza ad alzare il telefono e chiamare, magari potrebbe anche fare un colpo alle suorine del Vomero tanto per capire che idea hanno dei beni avuti in lascito. Scrivere al papa potrebbe sembrare un po’ esagerato, ma ad agosto il cardinale Crescenzio Sepe ci ha tenuto a dire agli sgomberati che la Curia non ha giurisdizione sugli ordini religiosi e quindi non ci poteva fare niente. Forse Francesco dovrebbe fare una telefonatina pure al cardinale.

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